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Continua il rialzo dei tassi di interesse da parte delle Banche Centrali contro la spinta dell’inflazione, mentre la Germania entra in recessione e negli Stati Uniti i negoziati sul tetto al debito hanno raggiunto un accordo evitando così il default. Intanto, dall’Europa è arrivata la proposta per la riforma del Patto di stabilità, i cui requisiti sono già stati introdotti nelle raccomandazioni economiche di primavera della Commissione UEeuropea, e in Giappone si è tenuto il G7.
La guerra delle Banche Centrali contro l’alta inflazione va avanti. La Federal Reserve, a maggio, ha alzato i tassi di un altro quarto di punto e la Banca Centrale Europea ha fatto lo stesso. L’inflazione di fondo è ancora troppo alta e la via principale per combatterla resta alzare il costo del denaro.
Se però la Banca Centrale americana lascia intravedere ora una pausa nei rialzi, per la BCE il ciclo di rialzi potrebbe proseguire anche a giugno, tra i timori di una recessione e i contraccolpi sui Paesi ad alto debito come l’Italia, che vedrà aumentare ancora di più la spesa in interessi.
L’Eurotower però non può fare tutto da sola e ha richiamato i governi ad abrogare le misure di sostegno contro la crisi energetica per evitare che alimentino ancora le pressioni sull’inflazione.
La Commissione Europea europea ha presentato la proposta di riforma del Patto di Stabilità e Crescita. Ciascun Paese sarà chiamato a preparare un piano di risanamento del debito, negoziato bilateralmente tra la Commissione e i singoli governi e basato sulla spesa pubblica netta (ossia quella che non tiene conto degli interessi sul debito), che nelle intenzioni di Bruxelles deve diventare il nuovo parametro di riferimento.
Per i Paesi con un debito elevato, i piani nazionali, della durata di quattro anni estendibile a sette, dovranno garantire un calo del debito pubblico per almeno dieci anni. Alla fine del periodo del piano, il tasso debito/PIL dovrà essere inferiore a quella dell’inizio del periodo stesso; dovrà essere inoltre attuato un aggiustamento di bilancio minimo dello 0,5% del PIL all’anno fino a quando il deficit rimarrà al di sopra del 3% del PIL.
Una procedura per debito eccessivo scatterà nel caso in cui il Paese non rispetta la prevista traiettoria della spesa pubblica netta. Le proposte saranno ora discusse dal Consiglio e dal Parlamento UEeuropeo. Ma il nuovo parametro di riferimento della spesa pubblica netta è già stato inserito nelle raccomandazioni economiche di primavera ai Paesi membri.
Dopo due trimestri di calo del PIL, la recessione tecnica è arrivata in Germania, con potenziali ricadute su tutta l’Eurozona. Gli ultimi dati parlano di una contrazione del PIL dello 0,3%, seguita a un altro calo dello 0,5% nel trimestre precedente. Allo stesso tempo, l’inflazione ad aprile era ancora al 7,2 per cento%.
La crisi energetica causata dall’invasione russa in Ucraina ha colpito la Germania più di altri Paesi Ueeuropei, essendo Berlino più dipendente dal gas russo. Il governo tedesco è stato costretto ad aumentare il debito e a riaprire anche le centrali a carbone. Con l’inflazione elevata e la crescita ferma, si parla anche di stagflazione, con il rischio che la recessione si estenderà nei prossimi mesi ad altri Paesi europei anche a causa della stretta della BCE sui tassi.
Dopo settimane di serrati negoziati, Joe Biden e Kevin McCarthy sono arrivati a un’intesa di massima sul tetto del debito americano, ovvero ala cifra massima di denaro che il governo può prendere in prestito per finanziare le proprie attività, evitando quindi il rischio del default. Il compromesso prevede un aumento del debito per i prossimi due anni, in cambio di alcuni tagli sull’agenda dell’amministrazione.
Ogni volta che, a causa dell’inflazione o di un aumento della spesa pubblica, negli Stati Uniti il tetto del debito viene raggiunto, è necessario che il Congresso approvi un suo innalzamento, altrimenti il Paese rischia di trovarsi senza soldi da spendere anche solo per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici.
Il vertice del G7, ospitato dalla presidenza giapponese del G7, si è tenuto a Hiroshima. Le grandi democrazie hanno lanciato un segnale forte per il sostegno all’Ucraina e la libertà di Taiwan e del Mar Cinese, occupandosi anche della instabilità economica globale e della volontà di colpire ulteriormente la Russia (e i Paesi che la sostengono) con nuove sanzioni economiche.
Nel comunicato finale si legge che le sette potenze economiche globali intendono «coordinare l’approccio alla resilienza economica e alla sicurezza economica che si basa sulla diversificazione e l’approfondimento dei partenariati e sulla riduzione dei rischi» e «favorire una ripresa economica globale forte e resiliente, mantenere la stabilità finanziaria e promuovere l’occupazione e la crescita sostenibile».
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