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Le prospettive per l’economia globale non sono positive. Nell’ultimo Chief Economists Outlook del World Economic Forum, quasi un economista su due (il 45%) considera probabile una recessione globale nel 2023.
Ma andiamo con ordine: cos’è una recessione?
Si parla di recessione quando c’è un calo significativo della produzione economica di uno Stato che dura per mesi o addirittura anni. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) diminuisce e, contemporaneamente, si registrano una crescita del tasso di disoccupazione e una contrazione dei redditi e delle vendite.
Nel 1974, l’economista Julius Shiskin ha individuato una serie di criteri che identificano una recessione. Il più importante stabilisce che si parla di recessione quando il PIL diminuisce per due trimestri consecutivi.
L’inizio di una recessione può avere diverse cause, come uno shock economico improvviso o gli effetti di una impennata dell’inflazione incontrollata. L’epidemia di Coronavirus, che ha causato una crisi economica globale, è un esempio di shock economico che ha scatenato una recessione. Ma tra le cause può esserci anche la crescita eccessiva del debito o una bolla speculativa.
In ogni caso, le recessioni sono considerate fasi inevitabili del ciclo economico, in un fisiologico alternarsi di espansioni e contrazioni che caratterizzano l’economia.
Con la fine dei lockdown dovuti alla pandemia da COVID-19, l’economia mondiale ha registrato un rimbalzo improvviso in concomitanza con le riaperture delle attività. Da qui è partita di pari passo anche una spinta inflattiva che poi è esplosa, coinvolgendo in particolare i beni energetici, con l’aggressione russa in Ucraina del febbraio 2022.
Tra le sanzioni imposte alla Russia e la riduzione dei rifornimenti da Mosca, il caro energia ha causato sia una contrazione della produzione sia la riduzione della domanda di beni e servizi da parte dei consumatori a causa dei prezzi alti. Ci troviamo quindi in una condizione di alta inflazione e bassa crescita, che lascia intravedere il pericolo della recessione.
In più, le Banche Centrali, per rallentare l’inflazione, hanno alzato i tassi di interesse dopo un periodo di tassi zero. Il che ha anche reso più difficile prendere denaro a prestito da parte di aziende e cittadini, portando a una ulteriore contrazione dei consumi e a un aumento dei fallimenti aziendali.
In particolare, preoccupa la situazione americana. La crisi bancaria che si è accesa negli Stati Uniti potrebbe accelerare il rallentamento economico americano. La Federal Reserve ha avvertito infatti che le recenti turbolenze bancarie potrebbero alimentare la stretta creditizia. Il tutto in un momento in cui il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sta discutendo il nuovo tetto sul debito con i membri del Congresso, con il rischio del default che potrebbe scattare a giugno.
In Europa, arrivano dati allarmanti dalla Germania ma il vento di recessione potrebbe espandersi in tutto il Vecchio Continente. La produzione industriale tedesca è scesa del 3,4% a marzo, più del calo dell’1,5% previsto dagli economisti. In Italia, a marzo si è registrata la terza flessione consecutiva della produzione industriale, con una riduzione dello 0,6% in un mese e del 3,2% in un anno.
Tuttavia, a guardare i dati, l’Europa potrebbe evitare la recessione. Con una crescita dello 0,5% nel primo trimestre 2023, Italia e Spagna guidano la classifica in Europa. La Germania registra crescita zero, mentre la Francia ha messo a segno un lieve +0,2%. “Si tratta di notizie incoraggianti, che mostrano un’economia europea che continua a mostrare una certa resistenza in un contesto globale difficile”, ha commentato il commissario UE all’Economia, Paolo Gentiloni.
I Paesi europei hanno infatti superato le carenze energetiche invernali dopo che la Russia ha ridotto le forniture di gas e gli stoccaggi accumulati grazie alla diversificazione delle fonti lasciano ben sperare. Ma restano diverse incognite, dal rialzo dei tassi di interesse da parte della BCE alla inflazione ancora molto elevata.
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