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Mercati

Inflazione, crescita e mercati: l'impatto della guerra in Ucraina

Marzo 2022

La BCE ha rivisto le sue stime, confermando il peso del conflitto. Le imprese sono condizionate dall'incertezza, mentre i principali indici azionari hanno recuperato il terreno perso

È passato ormai più di un mese dall'attacco russo. Dal punto di vista economico-finanziario, l'impatto più evidente si nota sul prezzo delle materie prime. A cascata, i costi in salita e il clima d'incertezza hanno già avuto ripercussioni su alcuni indicatori economici, mentre i mercati – seppure guardinghi – sono tornati ai livelli pre-invasione.

Le stime su crescita e inflazione influenzate dalla guerra

Il balzo del petrolio e delle materie prime si è fatto sentire sui prezzi finali, con un impatto più consistente in quelle aree (come l'eurozona) ancora dipendenti dalle importazioni energetiche provenienti dalla Russia. Il domino, però, non può fermarsi ai prezzi del carburante. Lo ha confermato anche il bollettino mensile della BCE: la guerra in Ucraina “avrà un impatto rilevante sull'attività economica e sull'inflazione, attraverso il rincaro dell'energia e delle materie prime, le turbative del commercio internazionale e il peggioramento del clima di fiducia”.

 

La Banca Centrale Europea ha quindi rivisto al ribasso le stime sulla crescita del PIL globale (+4,1% nel 2022, +3,6% nel 2023 e 2024) e nell'area euro (+3,7% nel 2022, +2,8% nel 2023 e +1,6% nel 2024). L'inflazione dovrebbe superare il 5% quest'anno, per poi calare al 2,1% nel 2023 e all'1,9% nel 2024. Molto però dipenderà dall'evoluzione del conflitto. Una distensione nelle prossime settimane alleggerirebbe il peso sul PIL e rappresenterebbe una spinta per i mercati. Sarebbe più cupo lo scenario in caso di guerra di logoramento o – ancor di più – di aggravamento della crisi.

Le previsioni delle imprese durante il conflitto

Gli investitori internazionali e le imprese con attività in Russia hanno subito danni consistenti. Le attività europee hanno sofferto meno, anche se ci sono segnali non certo confortanti. I dati PMI dell'eurozona (basati sulle risposte dei direttori degli acquisti delle imprese) evidenziano un calo: il dato preliminare di marzo si è attestato a 54,5 punti, in flessione rispetto ai 55,5 di febbraio anche se oltre le aspettative.

L'andamento delle borse dopo l’invasione inUcraina

Giovedì 24 marzo, dopo un mese, la Borsa di Mosca ha riaperto le contrattazioni, anche se con sole 33 azioni nell'indice Moex e vietando le vendite allo scoperto. Quanto agli altri mercati – al netto di piccole differenze – le borse hanno invertito la rotta dopo aver reagito negativamente all'inizio del conflitto, tornando ai livelli pre-invasione. Ancora meglio ha fatto Wall Street, con il Dow Jones tornato oltre i 34.800 punti dove aver toccato i 32.632 l'8 marzo.