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Politica

Politica monetaria espansiva vs restrittiva | Pictet per Te

Politica monetaria espansiva vs restrittiva

Settembre 2022

Le banche centrali influenzano l'economia e il costo del denaro. Ma come? Adottando, in base allo scenario di breve e medio termine, queste due strategie.

Una moneta, proprio come qualsiasi altro asset, non ha un valore fisso. Fluttua ogni giorno, seguendo domanda e offerta. Le banche centrali, però, possono incidere profondamente attraverso le loro decisioni. Queste ultime rappresentano la politica monetaria, cioè le scelte che un istituto adotta per influenzare il costo del denaro e la sua disponibilità.

Obiettivi e strumenti della politica monetaria

Lo strumento principale che una banca centrale ha a disposizione è rappresentato dai tassi di riferimento. Si tratta dei tassi ufficiali ai quali Bce o Fed elargiscono prestiti alle banche. Sono una sorta di “valvola” che, in modo indiretto, agisce sull'economia reale. Il tasso di riferimento, come spiega la stessa Banca centrale europea, “incide, a sua volta, sui tassi di interesse che le banche commerciali applicano ai prestiti concessi alla clientela. In altre parole, influisce sulla spesa per consumi e sugli investimenti delle imprese”.

Ma perché serve un intervento delle banche centrali? La politica monetaria punta alla stabilità dei prezzi. In particolare, a mantenere un'inflazione positiva ma moderata, ritenuta fondamentale per favorire le imprese, i consumi e l'occupazione. Per raggiungere questo obiettivo, una banca centrale può modulare le proprie azioni e utilizzare diversi strumenti, ma – di fondo – adotta due tipi di politica monetaria: espansiva o restrittiva.

Politica monetaria espansiva: quando e perché

La politica monetaria espansiva interviene quando l'economia è in difficoltà. Cioè in tempi di crisi o recessione, di solito accompagnati da tassi di inflazioni bassi. Le banche centrali intervengono quindi riducendo i tassi di riferimento e – com'è successo negli ultimi anni – con piani di prestiti agevolati e operazioni in mercato aperto, cioè con l'acquisto di titoli per dare linfa all'economia e mettere gli Stati al riparo da un aumento eccessivo dei tassi sui titoli di Stato.

La politica monetaria espansiva mira quindi a incoraggiare i consumi e gli investimenti, ma deve essere modulata con attenzione. Se troppo spinta, potrebbe avere buoni risultati nel breve periodo ma infiammare eccessivamente l'inflazione nel medio termine, andando di fatto contro il suo obiettivo principale (la stabilità dei prezzi).

Politica monetaria espansiva e restrittiva: definizioni

Politica monetaria restrittiva: quando e perché

La politica monetaria restrittiva, al contrario, punta a “raffreddare” l'economia. Si manifesta attraverso un aumento dei tassi d'interesse, una riduzione della quantità di moneta in circolazione e con la riduzione dell'acquisto diretto di titoli.

La politica monetaria restrittiva interviene quando si manifesta (o si prevede) un'inflazione eccessiva e prolungata. Un incremento dei prezzi troppo pronunciato, infatti, comprime il potere d'acquisto delle famiglie e pesa sulle imprese. Anche in questo caso, gli interventi devono essere modulati in modo da non provocare l'effetto contrario all'obiettivo. Una stretta monetaria eccessiva, oltre a frenare l'inflazione, potrebbe penalizzare la crescita economica, innescando una spirale negativa.

La politica monetaria della Bce

Questo è un momento particolarmente movimentato per la politica monetaria. Alle prese con due crisi in pochi anni, la Bce ha di fatto avuto per anni una priorità assoluta: spingere l'economia. La principale controindicazione (un'inflazione eccessiva) non preoccupava: nonostante gli interventi, infatti, l'indice dei prezzi si è mantenuto sotto l'ottimo europeo (fissato al 2%). Ecco perché la politica monetaria europea è stata a lungo molto espansiva. I tassi di riferimento sono stati tenuti ai minimi storici, affiancati da strumenti meno convenzionali, come operazioni di rifinanziamento a lungo termine e un massiccio acquisto di titoli.

Questo orientamento è stato prima fermato e poi invertito proprio nel 2022. La rapida ripresa post-pandemia e (tra le altre cose) la guerra in Ucraina hanno infiammato l'inflazione, riportandola al centro dell'attenzione. Nel corso del 2021, la Bce ha preferito non intervenire, nella convinzione che l'inflazione non fosse strutturale e nel timore che una politica monetaria restrittiva avrebbe fiaccato la ripresa. Con il passare dei mesi, inoltre, si è affacciato uno degli scenari più rari e complicati da gestire per una banca centrale: la stagflazione, cioè uno scenario caratterizzato da stagnazione economica e prezzi in forte rialzo.

Alla fine, il perdurare di un'inflazione che sfiora la doppia cifra ha convinto l'Eurotower a intervenire, avviando una politica monetaria restrittiva. A luglio sono stati bloccati gli acquisti di titoli di Stato e sono stati ritoccati al rialzo (per la prima volta dopo oltre un decennio) i tassi d'interesse. A settembre, un altro intervento, decisamente più netto (+75 punti base) e la previsione di ulteriori rialzi nei prossimi meeting. Obiettivo: riportare l'inflazione più vicina possibile al 2%, in modo da stabilizzare i prezzi e incoraggiare una crescita più sostenibile.