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ETF e fondi comuni sono tra gli strumenti più utilizzati da investitori e risparmiatori. Hanno alcune caratteristiche simili: soglie d'ingresso basse, si rivolgono a una platea ampia e sono – per propria costituzione – diversificati. Hanno però anche molti elementi di diversità, con alcuni vantaggi e alcuni svantaggi. Come sempre, quando si parla di investimenti, non c'è una soluzione giusta e una sbagliata: tutto dipende dagli obiettivi, dagli orizzonti temporali e dalle esigenze dell'investitore. Partiamo però dal capire come si differenziano queste diverse tipologie di investimento.
I fondi comuni di investimento, regolati dal Testo Unico dell’Intermediazione Finanziaria (TUIF) sono “Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio” anche noti come OICR. Sono cioè veicoli che raccolgono capitale da una platea di risparmiatori, investendolo in attività finanziarie come se fosse un unico patrimonio. I fondi comuni fanno sempre capo a una Società di Gestione del Risparmio (SGR), che decide come allocare il capitale. Il patrimonio della SGR resta separato da quello del fondo comune; ciò significa che gli investitori ricevono una quota del fondo proporzionale al capitale investito, senza partecipare in alcun modo al capitale sociale della SGR.
ETF è l'acronimo di Exchange Traded Funds: si tratta di fondi o SICAV a basse commissioni di gestione, negoziati in borsa proprio come una normale azione. Sono caratterizzati dal fatto che replicano l’andamento di un indice (o un insieme di indici) di riferimento e sono dunque strumenti a gestione passiva. Il mercato regolamentato di Borsa Italiana dedicato a questi strumenti è il segmento ETFplus. Tramite l’acquisto di ETF, l’investitore ha la possibilità di esporsi a un’ampia gamma di asset class (azionario, obbligazionario, di materie prime) o di strategia (strategie short e leverage), pur senza avere diritti nelle aziende in cui investe.
Gli ETF abbinano un'elevata liquidità alla diversificazione. Acquistare una quota di un Exchange Traded Funds non rende l'investitore ‘socio’, ma gli permette di puntare su un paniere partecipando alla sua performace. In altre parole, l’ETF consente di investire simultaneamente su centinaia di titoli, riducendo quindi il rischio e la volatilità.
Gli ETF hanno anche il vantaggio di essere semplici e trasparenti: pur senza avere lo stesso grado di personalizzazione di un portafoglio azionario, la scelta degli ETF è infatti definita in base alla propensione al rischio e all’orizzonte di investimento dell’investitore che può, in ogni momento, osservare la composizione e l'andamento del proprio investimento, e nel caso liquidarlo.
La gestione degli ETF si dice “passiva” o “indicizzata” perché ha l'obiettivo di replicare l'andamento di un indice. Ha quindi una minore flessibilità rispetto a un fondo comune. Questo comporta costi di gestione più bassi, ma anche un'altra caratteristica: un ETF, per propria natura, non ha come obiettivo quello di battere il mercato, ovvero significa che non farà perdere ma neppure guadagnare di più rispetto al benchmark di riferimento.
I fondi comuni puntano a costruire portafogli diversificati (azionari, obbligazionari o misti). Rispetto a un investimento diretto in una sola asset class (ad esempio, in azioni), sono quindi strumenti che riducono i rischi e aumentano l'efficienza.
I fondi comuni fanno capo a una società di gestione del risparmio (SGR), che decide come allocare il capitale raccolto. I gestori modificano e integrano il portafoglio in continuazione, a seconda della fase di mercato. Per fare ciò, sono necessarie grandi competenze, un aggiornamento continuo, e molto tempo da dedicare. Ecco perché i fondi comuni hanno – rispetto agli ETF – costi mediamente superiori. Allo stesso tempo, però, la ricerca attiva di nuove opportunità apre a un'opzione preclusa agli Exchange Traded Funds: i fondi comuni non replicano un indice e, di conseguenza, possono avere performance superiori ai mercati di riferimento.
C'è, infine, una differenza tecnica: se gli ETF possono essere scambiati in ogni momento e al prezzo di mercato (come succede per le azioni), il valore di un fondo viene di norma definito solo una volta al giorno, alla fine della seduta di borsa. Un ultimo distinguo a proposito: i fondi comuni possono poi essere aperti, quando è possibile sottoscrivere e liquidare la propria quota in ogni momento, o chiusi, quando la sottoscrizione è limitata a un periodo di tempo definito e la liquidazione può avvenire solo alla scadenza del fondo.
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