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La pandemia da COVID-19 è stata più di una catastrofe sanitaria globale: ha avuto anche enormi implicazioni per l'istruzione di milioni di alunni e studenti. Improvvisamente, la didattica a distanza è diventata la norma. In molti casi, i divari educativi si sono ampliati, in particolare tra i Paesi ricchi e quelli poveri. Ma la crisi ha anche ampliato le prospettive, aprendo a migliori metodi didattici. La tecnologia che ha colmato le distanze consentendo di apprendere anche da remoto – in videoconferenze su Zoom, utilizzando Internet e smartphone - può adesso rivoluzionare l'istruzione nel mondo post-pandemia.
La tecnologia legata all'istruzione (education in inglese) è detta edtech. Secondo i partecipanti a un podcast di New Foundations prodotto da The Economist Intelligence Unit e supportato da Pictet, può trasformare radicalmente la didattica, adattandola alla platea cui si rivolge.
“I dispositivi terranno traccia di ogni movimento effettuato dallo studente o di ogni tocco su un tablet”, afferma Priya Lakhani, CEO di Century Tech. In tal modo, la tecnologia risolverebbe due problemi tipici dei sistemi educativi tradizionali: il fatto che l'insegnamento sia uguale per tutti e il carico amministrativo che grava sugli insegnanti.
La piattaforma adattiva di Century Tech è in grado di monitorare come ogni singolo studente sta apprendendo, quali sono le sue lacune e a quale velocità sta progredendo. Tutte informazioni che possono essere messe a disposizione degli insegnanti, aiutandoli a personalizzare il percorso degli alunni. Le informazioni potrebbero anche essere trasmesse direttamente ai genitori, riducendo così del 60% il tempo dedicato ad attività burocratiche.
“Quando si parla delle potenzialità della tecnologia applicata alla didattica, non serve troppa fantasia per immaginare che anche l'istruzione possa avere il suo 'momento Netflix'”, afferma Lea Simpson, co-fondatrice di Brink, una società di consulenza educativa, e direttrice dell'innovazione di EdTech Hub. “Si può immaginare una tecnologia che offre contenuti adatti a ogni singolo studente, consentendogli di muoversi con il proprio ritmo”. Tra questo modello e quello tradizionale, ci sarebbe quindi la stessa differenza che passa tra “una trasmissione televisiva e Netflix”.
A sfruttare i maggiori progressi potrebbero essere i Paesi in via di sviluppo.
“Si stima che oltre il 90% dei bambini nei Paesi a basso reddito e circa il 75% nei Paesi a reddito medio-basso (ossia 330 milioni di bambini) non leggano o non apprendano matematica di base nel corso della scuola primaria”, dice Simpson.
“Sebbene i bambini vadano a scuola, non imparano le competenze fondamentali di base”, conferma Jenny Perlman Robinson, ricercatrice del Center for Universal Education presso la Brookings Institution.
Una delle soluzioni principali è proprio la tecnologia. “Può fornire il supporto per gli studenti in base alle loro lacune”, afferma Sridhar Rajagopalan, creatore del programma educativo indiano Mindspark. “La tecnologia non vuol dire video o animazioni che rendono le lezioni eccitanti. Vuol dire prima di tutto personalizzare…Può davvero aiutare i Paesi a bruciare tappe che altrimenti richiederebbero molto più tempo”.
Ma ci sono ancora delle difficoltà. I Paesi in via di sviluppo hanno limiti infrastrutturali relativi all'energia elettrica e alla connettività. In alcuni luoghi come l'Afghanistan e l'Uganda, la radio è stata uno strumento importante, consentendo agli studenti di accedere agli insegnanti a distanza. In Libano, le comunità di rifugiati stanno esplorando l'utilizzo di WhatsApp per l'insegnamento, afferma Simpson.
Ma l'ostacolo più complicato da superare è un altro: assicurarsi che gli insegnanti sappiano come ottenere il massimo dal software.
“Nei Paesi più poveri, come l'India, l'istruzione tende a essere organizzata attorno agli input”, afferma Rajagopalan. Ciò significa che la valutazione passa dalla presenza degli insegnati o dalla disponibilità di laptop, senza tenere conto dei risultati. Cioè, aggiunge Rajagopalan, non si verifica se i bambini stanno effettivamente imparando.
In definitiva, ci sono enormi opportunità nell'edtech, dall'intelligenza artificiale al riconoscimento vocale. Il mercato dell'apprendimento e dello sviluppo vale circa 370 miliardi di dollari ed è cresciuto di oltre un terzo nell'ultimo decennio. La pandemia ha sicuramente dato un forte impulso. Adesso la chiave sarà assicurarsi che questa nuova tecnologia venga utilizzata in modo appropriato e ragionevole.
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