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COVID-19, come cambia la ricerca in ambito sanitario

Novembre 2021

La ricerca ha trionfato grazie alle collaborazioni internazionali, che hanno mobilitato strutture sanitarie, pazienti e volontari per gli studi clinici, consentendo di accorciare i tempi necessari per le sperimentazioni.

La pandemia ha modificato radicalmente il nostro modo di vivere, lanciando tutto il mondo in un’emergenza lunga e difficoltosa. Ora che, si spera, diversi Paesi stanno rialzando la testa grazie ai vaccini, bisogna fare tesoro di quanto è accaduto negli ultimi due anni. Per non ripetere gli stessi errori e per perfezionare tutti gli aspetti migliorabili.

Il nuovo Programma Nazionale della Ricerca Sanitaria (PNRS)

Il PNRS è stato trasmesso a giugno dal Ministero della salute alle Regioni per delineare le “linee di indirizzo utili al potenziamento del sistema di ricerca, finalizzato al miglioramento della salute della popolazione, attraverso strategie di cura nonché di gestione ed organizzazione dei servizi sanitari e delle pratiche cliniche”.

Ci sono due motivi che hanno portato a ridefinire le priorità della ricerca, secondo il Programma:

  • Sebbene da diversi decenni è oramai evidente che in termini di impatto sulla salute pubblica è avvenuta la cosiddetta transizione epidemiologica, ovvero il passaggio ad una maggior rilevanza per la salute pubblica delle patologie non trasmissibili, in particolare quelle croniche, rispetto a quelle infettive, tuttavia per quest'ultime sono tutt'ora prioritari gli aspetti di sorveglianza sindromica e di monitoraggio”.
  • Dopo aver definito le priorità, è opportuna una visione di insieme tale da essere in grado, solo laddove sia realmente necessario, di proporre rapidamente un intervento volto a modificarle sulla base di nuove situazioni”.

La ricerca dopo il COVID-19: una sfida multidisciplinare

Uno degli elementi più ricorrenti nel piano riguarda il valore aggiunto della collaborazione tra specialisti di diversi campi: “Dall'epidemia COVID-19 abbiamo imparato che la conoscenza biologica e molecolare è unica e che, sempre più spesso, alcuni aspetti delle patologie sono interdisciplinari. Uno per tutti, l'infiammazione, associata all'infezione da SARS-CoV-2, presenta basi molecolari simili a quelle osservabili in molte altre patologie non infettive. Si rende quindi necessario ampliare il concetto di disciplina specifica in concetti trasversali per meccanismi, di un parallelo con il campo emergente degli agnostic treatments e del riposizionamento dei farmaci”.

L'importanza delle collaborazioni internazionali e tra pubblico e privato

Inoltre, è solo attraverso la cooperazione che siamo riusciti a dare una svolta alla lotta al COVID-19.

 

Una lezione che non va dimenticata, prosegue il documento: “La ricerca sul COVID-19 ha visto un enorme rafforzamento delle collaborazioni internazionali che hanno permesso di mobilitare un numero enorme di strutture sanitarie, pazienti e volontari per gli studi clinici, consentendo di accorciare i tempi normalmente necessari per le sperimentazioni cliniche.

 

Le collaborazioni internazionali pubblico/privati sono state fondamentali anche nella condivisione di proprietà intellettuali in diverse aree (dispositivi biomedici, intelligenza artificiale, modelli matematici, algoritmi, hardware, tecnologia blockchain, cloud computing, informatica quantistica e sicurezza). Sono state seguite nuove strategie di collaborazione e condivisione della proprietà intellettuale, consentendo di replicare i prodotti, inclusi software, forniture di base e apparecchiature mediche e protettive, farmaci antivirali, dispositivi medici. Grandi aziende digitali si sono impegnate a rendere la loro proprietà intellettuale disponibile per diagnosticare, prevenire, contenere e trattare il COVID-19 attraverso l'iniziativa Open COVID Pledge. Altre grandi aziende hanno rapidamente convertito la loro produzione in dispositivi medici”.