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Durante il mese di maggio il quadro macroeconomico è andato complicandosi. Negli Stati Uniti i dati sull’attività manifatturiera immobiliare mostrano chiari segnali di rallentamento. I timori circa una possibile recessione americana durante i prossimi dodici mesi, in concomitanza con i primi segnali di rientro, seppur lento, dei dati sull’inflazione, dall’8,5% di marzo all’8,3% in aprile, hanno inizialmente alimentato speranze di un possibile rallentamento del ciclo di tightening monetario della Federal Reserve. Il dato sull’occupazione di maggio, pubblicato a inizio giugno, segnala un mercato del lavoro ancora caldo, rimettendo in discussione l’ottimismo circa una possibile cautela autunnale della Banca Centrale Americana.
In Cina focolai di covid in città chiave, Shenzhen, Shangai e Beijing fra le altre, hanno portato a diffusi lockdown, con un impatto economico sul GDP cinese stimabile in circa un punto percentuale. Nelle ultime settimane, il graduale allentamento delle restrizioni sanitarie combinato con la prospettiva di un ulteriore stimolo monetario e fiscale, inducono un certo ottimismo in questa regione.
Infine, in Europa l’ulteriore escalation delle dinamiche inflazionistiche aggiunge pressione sulla Banca Centrale Europea nell’accelerare la tempistica dei rialzi dei propri tassi di politica monetaria, anche se in un contesto di significativo rallentamento della crescita a causa delle ricadute dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
I mercati finanziari riflettono in buona parte questi sviluppi. Il mercato obbligazionario americano, dopo aver fatto segnare un picco sui rendimenti decennali al 3.2% a inizio mese, ha recuperato 50 basis point sui timori recessivi, per poi correggere nuovamente alla luce dei forti dati sul mercato del lavoro, rimanendo tuttavia sotto la soglia del 3% sul treasure a 10 anni. I mercati azionari hanno seguito una dinamica simile: una profonda correzione di 10 punti percentuali su timori recessivi, seguita da un recupero altrettanto violento nella seconda metà del mese, alimentato da aspettative di una stretta monetaria della FED, meno aggressiva di quanto temuto. In Europa le pressioni inflazionistiche sono elevate e in risalita dell’8,1% su base annua nel mese di maggio; questo alimenta le aspettative di una stretta monetaria più aggressiva da parte della Banca Centrale Europea.
I mercati obbligazionari e monetari in Europa restano dunque ancora sotto pressione. Il bund tedesco corregge ulteriormente facendo segnare nuovi massimi di rendimento vicino all’1,3%. I mercati monetari prezzano ora oltre un punto percentuale di rialzi da parte della BCE entro fine di quest’anno e un tasso terminale a 1,75% entro la fine del 2023. Nonostante la pressione a rialzo sui tassi europei, i mercati azionari continentali esprimono una volatilità più contenuta e sono al margine più resilienti rispetto agli indici americani in virtù di un sottopeso estremo da parte degli investitori, che hanno da tempo ridotto in maniera importante la propria esposizione ai mercati continentali a seguito della guerra in Ucraina.
Quali possono essere in questo quadro gli sviluppi macroeconomici e le prospettive per i mercati nei prossimi mesi? Negli Stati Uniti l’interazione fra i dati di inflazione – quella salariale in particolare – e le dinamiche del mercato dal lavoro detteranno l’atteggiamento della Federal Reserve. La combinazione di dati inflattivi in discesa solo moderata nel contesto di un mercato del lavoro forte potrebbe indurre la FED ad accelerare il processo di normalizzazione dei tassi di politica monetaria. In assenza di una crescita dell’offerta di forza lavoro che possa calmierare la crescita dei salari, la Banca Centrale Americana si vedrebbe costretta a ribilanciare il mercato del lavoro attraverso rialzi più aggressivi sui fed funds, sia riguardo la tempistica che nella dimensione dei singoli incrementi. I mercati valuteranno se questa interazione consentirà un atterraggio morbido dell’economia americana o se la necessità di ricondurre l’inflazione sotto controllo possa innescare una recessione negli Stati Uniti.
In Europa i molteplici shock sul lato dell’offerta, a partire dalla crisi sanitaria fino all’esplosivo rincaro dei costi energetici, hanno innescato una spirale inflazionistica ancora più difficile da gestire. Per contrastare tali dinamiche e per prevenire eccessivi second round effects, la BCE si appresta ad annunciare l’inizio del proprio ciclo di tightening. I molteplici rialzi, prezzati oggi dal mercato monetario, sono forse giustificati dal livello dell’inflazione corrente e previsto dalla BCE sull’orizzonte dei prossimi 3 anni, ma è possibile che una recessione nei prossimi 12 mesi o una crisi dei mercati periferici – il BBTP è il principale indiziato – possano portare ad abortire o a imporre una pausa al ciclo nascente, non diversamente da quanto accaduto in passato alla BCE.
I prossimi mesi si annunciano quindi incerti ed è facile prevedere mercati estivi volatili nel contesto di liquidità dei mercati in declino per motivi stagionali.
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