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Le strutture sportive sono state tra le prime a chiudere a causa del COVID-19: il 2020 è quindi stato un anno duro per il settore. Secondo l'International fitness observatory dell'Ifo, in Italia è andato in fumo un miliardo di euro nei primi cinque mesi dell'anno, mettendo a rischio 200 mila posti di lavoro. Nel bilancio, quindi, non sono stati conteggiati gli effetti della seconda ondata. Nonostante le difficoltà, però, la domanda di fitness e benessere cresce: gli sportivi di tutto il mondo hanno una gran voglia di ripartire.
Lo European Health & Fitness Market Report 2020 di Deloitte e EuropeActive ha fotografato la crescita del settore nel 2019: i frequentatori di palestre e club in Europa sono stati 65 milioni, il 3,5% in più rispetto all'anno precedente (pari a 2,4 milioni di nuovi clienti). Una platea che rende il fitness la principale attività sportiva in Europa. In crescita è stato anche il giro d'affari, pari a 28,2 miliardi di dollari, con un incremento del 3,1% anno su anno. Vista la domanda in aumento, non sorprende il saldo netto di strutture: sono 63.644, il 2,3% in più.
La Germania è il Paese con più membri attivi: 11,7 milioni di clienti. Seguono i 10,4 del Regno Unito, i 6,2 della Francia, i 5,5 di Italia e Spagna. Nel complesso, quasi un europeo su dieci oltre i 15 anni frequenta una palestra.
Il mercato europeo, afferma il rapporto, si sta consolidando, anche attraverso una maggiore concentrazione: i 30 principali operatori europei del settore sono cresciuti più della media (+11,9%) e accolgono oltre un quarto degli iscritti. Una tendenza confermata anche dalle 17 operazioni di fusione e acquisizione registrate nel 2019.
In Italia, però, le strutture sono per la maggior parte piccole e a conduzione familiare. Secondo l'Ifo, infatti, il 59% è costituito da club indipendenti e il 28% da piccoli studi di yoga o pilates. Catene e franchising sono quindi una minoranza. Quasi la metà dei centri ha una superficie inferiore ai 500 metri quadri e il 64,5% ha meno di 500 soci. La granularità del settore non è stata, fino a ora, un fattore di debolezza: ben il 57% delle palestre è attivo da più di dieci anni.
In attesa delle riaperture, il settore si sta chiedendo come affrontare non solo le nuove esigenze sanitarie ma anche le nuove abitudini degli utenti. Il lockdown ha spinto verso l'uso di app e a un approccio al fitness più privato. “La voglia di allenarsi e di stare bene fisicamente è rimasta costante”, spiega un'indagine di giugno di Gympass e Ifo. Prima del lockdown, a oltre il 71% degli intervistati piaceva “molto” e “moltissimo” andare ad allenarsi in palestra. Oltre il 64% degli intervistati ha continuato a farlo anche a casa durante la chiusura delle palestre, continuando a seguire – per quanto possibile – il proprio piano di allenamento (45%) o sfruttando le lezioni video online gratuite (42%).
Le lezioni online sono utili ma – spiega il report – l'86% degli intervistati ha affermato che non possono sostituirsi a un istruttore in presenza. Si conferma quindi “l’importanza della struttura sportiva e di un allenamento vis-à-vis”. Il desiderio di ricominciare a frequentare le strutture sportive è confermato dal 54% degli intervistati. E non solo per potersi allenare, ma anche per l'energia del gruppo e per socializzare. Accanto alla grande voglia di tornare, ci sono però i timori: il 43% dei clienti intende aspettare anche oltre la riapertura. La prima urgenza è quindi quella di sopravvivere a un anno complicato, solo in parte ammortizzato dai contributi pubblici. Superato il momento e con alcune cautele in più nella fase di ripartenza, però, il fitness mantiene inalterate le sue prospettive di crescita, in linea con una popolazione sempre più attenta al proprio benessere.
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