Il 31 gennaio, cinque Paesi GCC (Arabia Saudita, EAU, Qatar, Kuwait e Bahrein) hanno iniziato il loro periodo di ingresso graduale di nove mesi nell'indice JP Morgan EMBI Global Diversified. Questa rappresenta la maggiore singola modifica mai effettuata al principale indice del debito in dollari dei mercati emergenti. L'Oman, l'altro Paese GCC, è già entrato nel 2018.
I nuovi Paesi GCC costituiranno l'11,4% dell'indice di riferimento, un notevole cambiamento in un solo anno. Sottolineiamo quanto è necessario che gli investitori in obbligazioni sappiano.
Con bassi prezzi del petrolio destinati a diventare una costante e non un fattore temporaneo, è d'obbligo per i Paesi GCC diversificare le loro economie. Hanno compiuto enormi progressi per raggiungere questo obiettivo, come si può vedere dall'indice di concentrazione nella Figura 4a. Gli EAU spiccano in modo netto, malgrado la ricchezza petrolifera di Abu Dhabi.
Esaminando il sondaggio “Ease of doing business” della Banca Mondiale, gli EAU continuano a essere il Paese favorito, occupando un 11° posto su 190 che li rende molto credibili, come indicato dalla Figura 4b. Tuttavia, per altri Paesi GCC la strada è ancora lunga. Ad esempio, l'Arabia Saudita ha attuato numerose riforme dal 2005, ma la sua posizione in classifica è ancora arretrata.
Guardando avanti, tutte le economie GCC mirano a una maggiore diversificazione economica nei rispettivi obiettivi di Vision 2030. Ma adesso occorrono i risultati: gli investitori terranno conto dell'applicazione dell'IVA, delle riforme del contesto imprenditoriale e del mercato del lavoro, e della riduzione dei sussidi, per citare alcuni fattori.I Paesi GCC in precedenza erano ritenuti “troppo ricchi” per rispondere ai normali criteri di ammissibilità nell'indice dei mercati emergenti. Tuttavia, JP Morgan ha introdotto il coefficiente di parità del potere d'acquisto come nuovo parametro, rendendoli ammissibili per l'inserimento.
Inserimento che riflette anche il fatto che i governi GCC sono diventati tra i principali emittenti di debito al mondo, in quanto il crollo di prezzi del petrolio li ha costretti a rivolgersi ai mercati del debito per ottenere finanziamenti. Le emissioni da parte dei Paesi GCC sono cresciute fino a raggiungere il 4-5% del loro PIL.
Oltre ad aggiungere una componente di beta del prezzo del petrolio all'indice JP Morgan EMBI, circa 120 miliardi di dollari di obbligazioni saranno aggiunti all'indice entro fine settembre. Il numero di Paesi che compone l'indice aumenta fino a 72, il più elevato di sempre. Aumenta anche il numero di emittenti e strumenti (rispettivamente di 52 a 731 e di 14 a 168).
Con Kuwait, Qatar e EAU nella fascia di rating a doppia A, il rating medio ponderato del benchmark diventerà investment grade (passando a BBB- da BB+). Ciò compenserà i problemi di rating avuti dall'indice per via dei significativi deterioramenti in Brasile, Russia e Turchia.
Come indicato dalla Figura 5, la qualità del credito e il rendimento sono differenti tra i Paesi GCC. Kuwait, Qatar, Arabia Saudita ed EAU evidenziano una maggiore qualità del credito e bassi rendimenti, al contrario di Bahrein e Oman.
È troppo presto per capire quale sarà l'impatto generale dell'inserimento di questi Paesi in termini di rendimento per gli investitori. Tuttavia, come indica la nostra tabella Market Watch sotto riportata, da inizio anno il JP Morgan EMBI Global Diversified è il migliore indice obbligazionario con un rendimento del 7,65% – quasi il doppio del rendimento del JP Morgan GBI-EM Global Diversified in valuta locale.
In generale, riteniamo che i Paesi GCC siano interessanti in termini relativi rispetto all'universo complessivo dei titoli sovrani dei mercati emergenti, dati i loro rating elevati, il minore rischio e riserve finanziarie generalmente più solide, oltre al fatto che sono agganciati al dollaro USA.
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