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Intelligenza Artificiale

Google Bard: gli sviluppi l’IA di Mountain View

Google Bard: il presente e il futuro delle IA capaci di “parlare”

Giugno 2023

Tempo di lettura: 4 min

Il software è la replica a ChatGPT. Google è più cauta, per ragioni legate alla tecnologia, al mercato e alla propria leadership.

Cosa potrebbe succedere se l'Intelligenza Artificiale venisse applicata alle ricerche online? La risposta è Google Bard, il chatbot sviluppato dal gruppo di Mountain View. È stata la risposta a ChatGPT, che ha di colpo portato sulla scena una prima battaglia pubblica delle IA.

Cos'è Google Bard?

Google Bard emula la conversazione umana. Raccoglie informazioni e, utilizzo dopo utilizzo, migliora: impara dai propri errori e dalle interazioni con gli utenti. Come le altre Intelligenze Artificiali, non si tratta di un software “senziente” e non è quindi in grado di “pensare”. Ma offre risposte a domande complesse, con una forma che si avvicina al dialogo tra due umani. Non solo: può fornire istruzioni per completare un compito, inventare una storia, oppure – con una funzione utile agli sviluppatori – analizzare un codice per capire se ci sono errori. 

Dal punto di vista tecnologico, non è dissimile dagli altri software della stessa tipologia: è stato addestrato con miliardi di dati e - grazie al machine learning - è in grado, sulla base di algoritmi, di apprendere automaticamente nuove nozioni. In sostanza, è capace di perfezionarsi. Quello che distingue le IA sta, invece, nei modelli linguistici, più o meno efficaci, che ne sono alla base; nel caso di Bard sono LaMDA e PaLM2.

ChatGPT e Google Bard a confronto

Bard è stato lanciato lo scorso marzo, in versione beta e solo negli Stati Uniti. Dall'Italia, quindi, non è possibile testarlo, a meno che non si utilizzi una VPN. Google ha annunciato che presto sarà disponibile in 40 lingue, ma per ora esiste solo in inglese. 

Fare un confronto con ChatGPT è quindi ancora prematuro. Dal punto di vista dei contenuti, la differenza più rilevante sta nel fatto che ChatGPT attinge dal proprio serbatoio di conoscenze, fermo a settembre 2021. Bard pesca, invece, anche da Internet, ed è quindi più aggiornato. Una caratteristica, però, che comporta anche un rischio. Ecco perché Google ha deciso di far scoprire il software poco per volta.

La strategia di Google

OpenAI, la società che sviluppa ChatGPT, è una startup e ha deciso, quindi, di scompigliare le carte in tavola: ha lanciato il proprio software aprendolo a chiunque. Ogni utente può registrarsi e conversare, anche in italiano. Google è stata molto più cauta. Ha prima aperto alcuni test di LaMDA, su interazioni specifiche (quindi non con una conversazione totalmente libera). Poi ha fatto lo stesso con Bard. La ragione è presto detta: a differenza di OpenAI, Google paga (anche finanziariamente) i passi falsi, perché quotata

Lo dimostra un semplice episodio: durante la presentazione del sistema generativo, Bard ha totalmente sbagliato una risposta. Ha affermato che i primi pianeti esterni al sistema solare erano stati immortalati dal telescopio James Webb, quando in realtà erano stati individuati già 14 anni prima. Risultato: le azioni di Google sono precipitate del 9%, pari a un calo della capitalizzazione attorno ai 100 miliardi di dollari.

Errori come questo non sono dei semplici inciampi. I software non ancora solidi a sufficienza. E non sono immuni da distorsioni. La capacità di apprendere automaticamente è il loro più grande pregio, ma anche il maggiore dei rischi. Perché l'Intelligenza Artificiale potrebbe riprendere e amplificare dati di partenza sbagliati.

Da qui al futuro

C'è poi un'altra ragione per spiegare la cautela di Google. Ormai è chiaro che l'AI avrà un impatto enorme sui motori di ricerca e, più in generale, sul modo di consultare le informazioni online. È un settore in cui il gruppo guidato da Sundar Pichai è leader (per distacco) ed è, quindi, fisiologico che proceda con i piedi di piombo. Chi insegue, con quote di mercato residuali, può invece agire con più disinvoltura perché ha meno da perdere. È il caso, ad esempio, di Microsoft - grande finanziatore di OpenAI - che ha già incorporato ChatGPT nel proprio motore di ricerca, Bing.

La sfida, però, è appena iniziata. E, in prospettiva, non si ferma solo ai motori di ricerca. Un'Intelligenza Artificiale capace di dialogare con gli utenti potrebbe essere applicata praticamente a ogni soluzione dell'ecosistema Google: scrittura delle e-mail, gestione del calendario, mappe, documenti, assistenti virtuali, smart speaker. Tutto (compresi gli equilibri di forza e di mercato) può cambiare.