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Prosegue a ritmi serrati il percorso per la stesura del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), meglio noto come Recovery Plan. Si tratta del piano di investimenti e riforme che il governo italiano dovrà presentare alla Commissione europea per accedere ai fondi messi a disposizione dal Next Generation Eu, il programma creato dalla Ue per far fronte alla crisi generata dalla pandemia.
Il governo guidato da Mario Draghi ha presentato una bozza al Parlamento, che ora dovrà discuterlo e avanzare proposte di modifica. Intanto proseguono nelle Commissioni le audizioni di ministri e altri attori in merito al piano.
La deadline per la consegna del documento alla Commissione europea è il 30 aprile. I tempi stringono, ecco perché si ipotizza che il governo approverà un maxi decreto di accompagnamento al Recovery Plan con le riforme e le modifiche legislative necessarie ad attuare gli investimenti entro i tempi previsti dalle linee guida di Bruxelles.
In audizione al Parlamento, il ministro dell’Economia Daniele Franco ha spiegato che i fondi destinati all’Italia ammontano a circa 191,5 miliardi di euro, di cui il 37% andrà a finanziare progetti a sostegno della transizione verde e il 20% progetti a sostegno della trasformazione digitale. Franco ha ribadito anche l’importanza di finalizzare la bozza del piano per poter accedere sin da subito ai “prefinanziamenti per un importo pari a circa il 13% del valore complessivo del Piano”.
Il governo sta portando avanti i lavori a partire dalla bozza dello schema elaborato dal precedente governo Conte 2, che vedeva l’articolazione del piano in sei missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione, coesione e salute.
Ciascuna missione è divisa in componenti (complessivamente 16) che sono a loro volta suddivise in progetti. Infine, ogni progetto è caratterizzato da una serie di interventi e investimenti.
Per ciascuna componente sono illustrati: descrizione della componente, sfide e obiettivi, riforme e investimenti previsti, dimensione green e digital (che devono rappresentare complessivamente il 20% e il 37% delle risorse); milestone, target e timeline; finanziamenti e costi. Nel testo vengono anche richiamate le raccomandazioni specifiche date dalla Commissione europea al nostro Paese per il periodo 2019-2020.
Il nuovo Pnrr collega poi le riforme, le leggi e piani nazionali già esistenti a ognuna delle sei “missioni” e a ognuna delle sottostanti “componenti”. Oltre all’Agenda digitale, si trovano il “Decreto Semplificazioni” (legge n.120/2020), la legge 106/2014 completata dalla legge di stabilità del 2016 per il “Piano Strategico Grandi Progetti Beni Culturali”, il “Piano Borghi” e la “Strategia per le aree interne” per la missione 1 componente 3 (turismo e cultura) e per la missione 5.
La “Strategia nazionale per la bioeconomia” della “Strategia nazionale di specializzazione intelligente” del 2016 si ritrova per la missione 2 (transizione verde), a cui si riferiscono anche il “Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima” del 2020, il “Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti”, la “Legge Clima”.
Le altre missioni sono accompagnate da simili riferimenti alle “riforme”, dal “Piano Nazionale Infrastrutturale per la Ricarica di veicoli alimentati a energia elettrica” al “Piano nazionale per la formazione dei docenti”, dallo sviluppo degli Istituti Tecnici Superiori al Piano Nazionale della Ricerca.
Ci sono poi le altre riforme da realizzare, come quella degli Istituti tecnici professionali o del dottorato di ricerca (le leggi sono in gestazione al Ministero). Alcune già in corso d’opera, altre da costruire, come il “Piano strategico nazionale per nuove competenze”, la riforma della pubblica amministrazione, quella del modello di assistenza sanitaria territoriale e della giustizia. Tutto collegato a ciascuna missione e in linea con le raccomandazioni per Paese elencate dalla Commissione Ue.
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