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Lo shutdown è il blocco delle attività amministrative negli Stati Uniti. È, in sostanza, uno stallo nell’allocazione del budget, spesso frutto di contrasti politici tra democratici e repubblicani.
Ma quando si verifica? E quali sono i termini utilizzati per descriverlo?
Lo shutdown (letteralmente “arresto”) è il blocco delle attività previsto dalle norme federali quando non si raggiunge un accordo sulla legge finanziaria. Si tratta di una manovra che “mette in letargo” le attività statali, con una serrata che ferma una parte consistente di dipartimenti, aziende e – di conseguenza – dipendenti pubblici (che non vengono pagati). Nella maggior parte dei casi dura pochi giorni, ma nella storia ci sono casi shutdown decisamente più lunghi.
Lo shutdown non è infrequente. Dagli anni '70 a oggi, nella storia statunitense si è verificato circa venti volte. Ben otto sotto i due mandati della presidenza Reagan, anche se sempre di durata ridotta. Il più famoso è però probabilmente quello della presidenza Carter, ricordato come “abortion shutdown”: tre serrate, tra settembre e dicembre 1977. Lo stallo fu dovuto alla volontà repubblicana di vietare l'uso delle risorse del Medicaid (l'assicurazione sanitaria per i più poveri) per pagare gli aborti.
Anche Clinton e Bush Sr hanno avuto i loro blocchi amministrativi. Obama lo ha fatto nel 2013, quanto i repubblicani tentarono di fermare l'Obamacare.
Il record di durata spetta però a Donald Trump. La tensione sui “dreamers” aveva portato a un primo blocco, durato però solo tre giorni. Ben più consistente è stato lo shutdown consumatosi tra il 22 dicembre 2018 e il 25 gennaio 2019: 35 giorni di stallo dovuti all’allocazione delle risorse per la costruzione del muro al confine con il Messico.
È una delle conseguenze dello shutdown; con ”furlough” si indica la serrata che obbliga i dipendenti pubblici a non lavorare e – di conseguenza – a non percepire il proprio stipendio. Nel lungo shutdown della presidenza Trump, si stima siano stati interessati circa 800mila lavoratori.
Letteralmente è traducibile come “chi batte per primo le palpebre”. Sarebbe una sfida “a braccio di ferro” tra democratici e repubblicani. L'espressione è spesso utilizzata durante gli shutdown perché lo stallo è dovuto alla mancanza di un accordo tra i due partiti. Il blocco delle attività governative non conviene a nessuno, ma diventa parte della posta in gioco. Perde chi “batte le palpebre per primo”. Cioè chi cede e apre a una negoziazione con l'avversario.
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