Questa grande riserva di liquidità mette il PE in una posizione forte per sfruttare ogni opportunità con valutazioni interessanti che emergerà all’indomani della pandemia e della conseguente crisi economica. Tuttavia, una grande massa di denaro significa anche maggiore competizione per i potenziali investimenti in un mercato in cui le valutazioni sono già tirate.
Nel complesso, prevediamo che il PE offrirà rendimenti pari a circa il 10,2% annuo in dollari, il che rappresenta un premio di 2,5 punti percentuali rispetto alle azioni quotate. Sebbene questo rendimento aggiuntivo sia modesto rispetto agli standard storici – circa metà della media di lungo termine – è superiore a quello che gli investitori possono aspettarsi dagli altri investimenti alternativi che analizziamo.
Inoltre, la dispersione dei rendimenti all'interno dell’universo del PE è considerevole: le strategie migliori possono sovraperformare quelle peggiori di oltre il 70%.2
A fronte di ciò, le prospettive di performance per gli hedge fund possono apparire deboli; prevediamo che potrebbero offrire un rendimento totale di poco superiore al 3% annuo. Si tratta di un rendimento comunque migliore di quello che gli hedge fund sono riusciti a ottenere nello scorso decennio. Dato che praticamente tutti gli attivi tradizionali paiono costosi, l’alfa sarà maggiore del beta nei prossimi cinque anni, il che favorirà le strategie market neutral. Prevediamo che gli hedge fund saranno tra le classi di attivi alternativi che offriranno le migliori performance rettificate per la volatilità, perché di norma dispongono di una maggiore flessibilità per mitigare gli effetti dei crolli di mercato.
Questa caratteristica diventerà particolarmente preziosa quando i mercati azionari e obbligazionari diventeranno più volatili. Prevediamo che la volatilità di un portafoglio di azioni e obbligazioni globali 50/50 possa aumentare dal 7% circa degli ultimi 10 anni a circa il 10% in media dei prossimi cinque anni.
Questa grande riserva di liquidità mette il PE in una posizione forte per sfruttare ogni opportunità con valutazioni interessanti che emergerà all’indomani della pandemia e della conseguente crisi economica. Tuttavia, una grande massa di denaro significa anche maggiore competizione per i potenziali investimenti in un mercato in cui le valutazioni sono già tirate.
Anche l’oro ha offerto agli investitori una certa protezione dalla crescente volatilità delle classi di attivi tradizionali. Il quantitative easing, i tassi reali negativi, un dollaro più debole e le tensioni geopolitiche persistenti dovrebbero sostenere la domanda di questo metallo prezioso. Anche le pressioni inflazionistiche potrebbero stimolare il prezzo dell’oro. Sebbene ci si aspetti che l’inflazione globale rimanga contenuta nei prossimi cinque anni, gli stimoli fiscali e monetari a un certo punto inizieranno a sospingere in alto i prezzi. E quando alla fine arriverà l’inflazione, c'è una possibilità concreta che le banche centrali saranno riluttanti a tirare il freno per il timore di causare un’altra grave recessione. In tali circostanze, l’oro assumerà il suo ruolo di riserva di valore. Prevediamo che l’oro raggiungerà un nuovo record di tutti i tempi di 2.500 dollari l’oncia entro il 2025, in rialzo dai 1.960 dollari di fine luglio 2020.
Anche il settore immobiliare offre un certo di livello di protezione dall’inflazione, se non altro perché gli affitti tendono a essere collegati agli indici dei prezzi al consumo. Considerando i tassi d’interesse e i rendimenti obbligazionari molto bassi o addirittura negativi a livello globale, il settore immobiliare continuerà ad attrarre forti afflussi dagli investitori alla ricerca di un rendimento reale positivo. L’afflusso di denaro potrebbe rendere però più difficile individuare opportunità di investimento interessanti. Ad esempio, non è chiaro in che modo la pandemia potrebbe incidere sulla domanda di immobili residenziali e commerciali, soprattutto nelle aree urbane.
Siamo inoltre positivi sui metalli industriali, che potrebbero offrire un rendimento del 5% annuo grazie soprattutto a una brusca riduzione dell’offerta. Le esplorazioni minerarie sono crollate, con le spese in conto capitale che sono scese ai livelli di dieci anni fa. La produzione australiana, nel frattempo, registra una crescita quasi inesistente su base annua.
Siamo particolarmente ottimisti sul rame, non solo perché l'offerta scarseggia, ma anche per il fatto che la domanda è destinata ad aumentare di pari passo con la diffusione delle auto elettriche, per le quali questo metallo è essenziale. Anche per il cobalto le prospettive sono positive. Questo metallo è il componente più costoso delle batterie elettriche, ma è di difficile approvvigionamento, anche perché oltre la metà dei giacimenti noti si trova in un Paese instabile dal punto di vista politico come la Repubblica Democratica del Congo.