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Questi fondamentali economici positivi sostengono la possibilità di rendimenti interessanti per gli attivi dei mercati emergenti, consentendo loro di fornire il rendimento introvabile da altre parti.
La pandemia di COVID è stata devastante per le economie di tutto il mondo. Ma i Paesi dei mercati emergenti stanno sperimentando forti riprese. A parte i settori dei servizi, per questi Paesi l'attività economica è tornata nel complesso ai livelli di dicembre 2019.
Sicuramente, finora la spinta per questa ripresa è in parte arrivata dalla forte crescita dell'economia cinese, un Paese in cui settori come quello automobilistico, l'edilizia, la produzione industriale e le esportazioni sono cresciuti ben al di sopra del livello di un anno fa e le cui vendite al dettaglio sono di poco inferiori ai livelli dell'epoca. Ma nel complesso la ripresa pare diventare sempre più autosufficiente. Questo slancio è destinato ad aumentare quando nei prossimi mesi i vaccini per il COVID saranno via via disponibili.
Infatti, le economie dei mercati emergenti stanno facendo meglio rispetto alle controparti dei mercati sviluppati. La produzione industriale dei mercati emergenti si attesta su livelli superiori a quelli del quarto trimestre 2019, mentre nelle economie sviluppate è inferiore di circa 6 punti percentuali. Il fatto che le economie dei mercati emergenti siano molto più orientate all'industria e meno ai servizi – nelle economie sviluppate i servizi contribuiscono per circa il 70% contro il 54% delle economie emergenti – è fondamentale per questo differenziale nella performance economica.
Fonte: Pictet Asset Management, CEIC, Refinitiv, Bloomberg. Dati al 31.10.2020.
Al contempo, migliorano le prospettive per il commercio globale. Ciò è fondamentale per le economie dei mercati emergenti, data la loro maggiore dipendenza dalle esportazioni rispetto alle controparti sviluppate. Il commercio globale risentiva già delle politiche protezionistiche del Presidente Donald Trump, in particolare nei confronti della Cina, quando è stato colpito dallo shock causato dal COVID-19. La ripresa, quando è cominciata, è stata altrettanto repentina, e il ritorno alle condizioni normali è destinato a continuare sotto la presidenza di Joe Biden. Infatti, per quanto resti scarsa la probabilità che le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina scompaiano del tutto - la situazione geopolitica è tale per cui probabilmente i due colossi rimarranno reciprocamente diffidenti ancora a lungo - i rapporti tra gli Stati Uniti e gli altri partner commerciali sono tuttavia destinati ad assumere un atteggiamento più diplomatico e disteso.
Una domanda globale sempre più forte, in primo luogo dalla Cina, continuerà a sostenere i prezzi delle materie prime. E dato il peso relativo delle esportazioni di materie prime nelle loro economie, i Paesi emergenti dovrebbero trarne un ulteriore beneficio.
Come classe di attivi, il debito in valuta locale dei mercati emergenti è stato fonte di frustrazione per molti investitori nel corso dell'ultimo decennio. I rendimenti degli investimenti non sono stati allineati con il costante miglioramento dei fondamentali, ma ciò è stato in gran parte causato da fattori esterni avversi, come il deciso rafforzamento del dollaro. Una serie di notizie negative legate ad alcuni dei principali Paesi emergenti, inoltre, ha reso gli investitori più cauti.
Ora, tuttavia, il miglioramento delle prospettive macroeconomiche e politiche globali spicca in un contesto caratterizzato da valutazioni decisamente interessanti e da un'esposizione degli investitori al debito in valuta locale dei mercati emergenti su livelli storicamente contenuti. Di conseguenza, gli investitori in caccia di rendimento vengono attirati sempre più spesso da questa classe di investimento. Le prospettive per la crescita economica sono destinate a tradursi in carburante per le valute dei mercati emergenti. Questa pressione al rialzo è sostenuta dai differenziali dei tassi di interesse: quasi tutti i principali titoli di Stato decennali dei Paesi sviluppati registrano rendimenti reali negativi o pari a zero e, con il 76% del debito sovrano dei mercati sviluppati attualmente scambiato a rendimenti reali negativi, gli investitori sono costretti a cercare alternative.
* Tassi di cambio di 31 valute dei mercati emergenti contro dollaro (non ponderati)
** In base ai prezzi relativi, alla produttività relativa e agli attivi netti esteri
Fonte: Pictet Asset Management, CEIC, Revfinitiv. Dati dal 01.01.1980 al 01.12.2020.
Questa situazione dovrebbe persistere, dato che sia la Federal Reserve statunitense che la Banca Centrale Europea hanno mostrato la volontà di mantenere i tassi di interesse a un livello pari o prossimo allo zero e di esercitare una pressione al ribasso sui rendimenti lungo la curva.
Per contro, il debito sovrano nella maggior parte dei mercati emergenti offre rendimenti reali solidamente positivi, che vanno dal 2% a poco meno del 6% (si veda la Fig. 1). Gli economisti di Pictet Asset Management stimano che le valute dei mercati emergenti siano sottovalutate di circa il 25%, il che dovrebbe offrire loro ulteriore impulso (si veda la Fig. 2).
A rendere le obbligazioni sovrane dei mercati emergenti ancora più interessanti sono i livelli di debito nelle economie dei mercati emergenti, notevolmente inferiori rispetto a quelli dei Paesi sviluppati: nel 2021, i nostri economisti prevedono un rapporto debito/PIL del 66% per le economie dei mercati emergenti rispetto al 127% per i mercati sviluppati.
I mercati emergenti rappresentano attualmente circa il 50% del PIL mondiale. Una quota destinata ad aumentare se questi Paesi raggiungeranno il mondo sviluppato in termini di produzione pro capite. Eppure gli attivi dei mercati emergenti rappresentano una frazione smisuratamente ridotta dei portafogli degli investitori, una percentuale che è addirittura diminuita negli ultimi anni. Ad esempio, l'importo di molte obbligazioni dei mercati emergenti in valuta locale detenute da investitori stranieri è pari o prossimo ai minimi degli ultimi 10 anni (si veda la Fig. 3).
Ma i flussi stanno tornando verso gli attivi dei mercati emergenti: le obbligazioni in valuta forte dei mercati emergenti sono state sostenute dalla domanda di rendimento da parte degli investitori esteri. Man mano che i solidi fondamentali delle economie emergenti diventeranno ancora più evidenti, sempre più investitori cominceranno a notare anche i vantaggi delle obbligazioni in valuta locale dei mercati emergenti. A questo punto lo scarso posizionamento potrebbe innescare una improvvisa e forte impennata dei prezzi. La velocità di questo trend non può che essere accelerata dal fatto che le obbligazioni in valuta locale dei mercati emergenti stanno diventando sempre più accessibili. La domanda, a sua volta, sarà sostenuta da una base crescente di investitori istituzionali locali. Infatti, i flussi nei mercati emergenti si muovono praticamente al ritmo più elevato degli ultimi dieci anni e, nel quarto trimestre del 2020, sono sulla buona strada per registrare i dati trimestrali migliori dal primo trimestre del 2012.
Inoltre, questa fase del ciclo economico globale, in cui le economie di tutto il mondo si stanno riprendendo da una fase di flessione, con uno slancio della crescita al rialzo, è la fase migliore per una sovraperformance degli attivi rischiosi. Ciò dovrebbe essere particolarmente vantaggioso per le valute e le obbligazioni dei mercati emergenti.
Fonte: Haver Analytics, Morgan Stanley Research. Dati dal 31.01.2012 al 31.10.2020.
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