Asset allocation: la ripresa alla base della propensione per i titoli ciclici
L'economia globale sta vivendo un forte recupero.
Un vasto stimolo monetario e fiscale e la speranza che la campagna vaccinale anti-COVID acceleri a livello mondiale stanno incoraggiando gli investitori a preferire le azioni rispetto alle obbligazioni.
Non prevediamo uno stravolgimento di questa tendenza nel breve termine e pertanto manteniamo la nostra posizione di sovrappeso sulle azioni.
Tuttavia, siamo consapevoli del fatto che, poiché la ripresa economica sta accelerando nelle economie sviluppate, una risalita contemporanea dei tassi di interesse a lungo termine e del dollaro americano possa rappresentare una minaccia per i Paesi che si sono trovati a dipendere dai finanziamenti in dollari a basso costo.
Per questo motivo, abbiamo portato le azioni emergenti a una posizione neutrale. Rimaniamo inoltre neutrali sulle obbligazioni e sottopesati sulla liquidità.
I nostri indicatori del ciclo economico mostrano che la ripresa economica globale sta accelerando, grazie anche alla forza degli Stati Uniti.
I consumatori americani, i cui conti bancari stanno per essere alimentati da sussidi federali per 1.400 dollari, stanno iniziando a spendere.
Dal gennaio 2020 i trasferimenti dal governo alle famiglie sono cresciuti fino a 3.000 miliardi di dollari, pari a un quinto dei consumi personali statunitensi e per un importo tre volte superiore a quello consegnato durante la crisi finanziaria globale del 2009.
Il patrimonio finanziario netto delle famiglie statunitensi è aumentato del 10% raggiungendo un record di 130.000 miliardi di dollari nel 2020, prima che queste ricevessero i nuovi trasferimenti previsti dal pacchetto fiscale da 1.900 miliardi di dollari del Presidente Joe Biden.
Un aumento del 10% del patrimonio netto porta di norma a un aumento dell'1% dei consumi personali, che contribuiscono per quasi il 70% alla produzione economica. Tenendo conto di ciò, prevediamo che quest'anno la prima economia al mondo crescerà del 7% in termini reali.
Robuste condizioni economiche eserciteranno una pressione al rialzo sull'inflazione, ma gli aumenti dei prezzi dovrebbero essere graduali.
Riteniamo che le pressioni sui prezzi delle merci – il risultato di fattori temporanei come l'aumento delle materie prime e i colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento – dovrebbero allentarsi nei prossimi mesi, contribuendo a compensare una maggiore inflazione del settore dei servizi nella seconda parte dell'anno.
A nostro avviso non ci sono i presupposti per una risalita dell'inflazione statunitense oltre il target del 2,0% previsto dalla Federal Reserve statunitense nel prossimo anno, a meno che solide condizioni del mercato non inneschino forti aumenti dei salari.
Guardando altrove, la ripresa economica della Cina rimane forte e indipendente. L'attività non manifatturiera è cresciuta per l’undicesimo mese consecutivo a marzo, mentre la crescita delle esportazioni è del 32% sopra il valore tendenziale. Il mercato immobiliare non mostra segnali di rallentamento e sostiene la domanda di materie prime.
Abbiamo rivisto le nostre previsioni di crescita del PIL reale per il 2021 di 1 punto percentuale, al 10,5%.
L'eurozona è in ritardo, poiché una nuova ondata di contagi da COVID ha costretto i Paesi a introdurre restrizioni all'attività sociale ed economica.
Prevediamo una ripresa dell'economia nel secondo trimestre, favorita dai progressi della campagna vaccinale nella regione. Anche il pacchetto di incentivi fiscali da 2.000 miliardi di euro, che diventerà disponibile nello stesso periodo, offrirà un certo sostegno.
I nostri indicatori delle condizioni di liquidità mostrano che gli stimoli delle banche centrali rimangono sufficienti, ma che alcuni Paesi stanno iniziando a ritirare le misure di stimolo.
In Cina, responsabile di almeno un quinto dell'offerta di liquidità globale, le condizioni stanno diventando restrittive e questo potrebbe incidere sulle valutazioni azionarie nel corso dell'anno. La liquidità in eccesso del Paese - la differenza tra il tasso di aumento dell'offerta di denaro e la crescita del PIL nominale - si è contratta su base annua, mentre l'impulso creditizio - o il flusso di nuovo credito dal settore privato - è sceso tornando alla media dei due decenni scorsi, dopo aver raggiunto a ottobre il suo picco dal 2009.
In altri Paesi emergenti, un forte aumento dei rendimenti obbligazionari globali e del dollaro ha mostrato i limiti di una politica monetaria accomodante. Turchia, Brasile e Russia sono già state costrette a ritirare gli stimoli, in un momento in cui le loro economie sono deboli, per difendere le valute e combattere l'inflazione.
Per il momento invece, le condizioni di liquidità statunitensi rimangono favorevoli per gli attivi rischiosi. I nostri calcoli indicano che i tassi di interesse effettivi statunitensi, rettificati per l'inflazione e le misure di quantitative easing, si attestano a un minimo record del -4,7%.
Nonostante il boom dell'economia, la Fed sta mantenendo una politica monetaria estremamente accomodante, il che aumenta il rischio di un annuncio di un ridimensionamento dello stimolo monetario nel prossimo futuro.
I nostri indicatori relativi alle valutazioni sono negativi per gli attivi rischiosi, con i titoli globali che hanno raggiunto il livello più costoso dal 2008 secondo i nostri modelli. I nostri dati tecnici sono leggermente positivi per gli attivi rischiosi, con flussi di investimento nelle azioni pari a quasi 350 miliardi di dollari quest'anno.
Al contrario, gli attivi emergenti stanno soffrendo. Secondo l'Institute of International Finance, la brusca risalita dei tassi a lungo termine negli Stati Uniti ha innescato disinvestimenti per quasi 500 milioni di dollari su una base media mobile a sei settimane, livelli visti l'ultima volta nel 2013, al culmine del "taper tantrum".