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Trasformazione Digitale

Smart working: qual è la direzione dei big internazionali del digitale

Settembre 2020

Ecco cosa stanno decidendo Facebook, Twitter, Apple, Google, Amazon e non solo sul lavoro a distanza.

Il fenomeno era già presente nel mondo del lavoro, soprattutto nelle aziende digitali. Ma la pandemia ha accelerato una volta per tutte la diffusione dello smart working, il lavoro agile da casa o da qualunque altro luogo si desideri. E ora, anche dopo la fine delle misure restrittive anti-contagio in molti Stati, diverse aziende hanno deciso di permettere ai dipendenti di continuare a lavorare da remoto. A partire dalle grandi compagnie internazionali del digitale.

Le decisioni sullo smart working da Facebook a Microsoft

Il settore della tecnologia è quello che più si presta al lavoro da remoto. Twitter, non a caso, è stata la prima azienda ad annunciare già a maggio, con una e-mail del fondatore Jack Dorsey, che chi avesse voluto lavorare a distanza «per sempre» avrebbe potuto farlo. «Gli ultimi mesi hanno dimostrato che possiamo farlo», ha scritto Dorsey. «Quindi, se i nostri dipendenti hanno un ruolo e una situazione che consentono loro di lavorare da casa e vogliono continuare a farlo per sempre, lo potranno fare». Tutti gli altri invece potranno tornare in ufficio, anche se la data di riapertura resta incerta.

 

Dopo Dorsey, anche Mark Zuckerberg, ceo di Facebook, ha annunciato l’estensione dello smart working per i dipendenti fino al luglio del 2021. Riconoscendo per giunta ai lavoratori da remoto una somma di mille dollari per sostenere le spese della “casa-ufficio”. In ogni caso, come spiegato dallo stesso Zuckerberg in un post pubblicato sul suo profilo personale, entro il 2030 la metà dei dipendenti della compagnia (circa 48mila) potrebbe lavorare stabilmente da remoto. Annunciando anche una nuova campagna di assunzioni per il lavoro da remoto. «Ci siamo persi un sacco di persone di talento solo perché capita che vivano al di fuori di un importante hub», ha detto Zuckerberg.

 

Posizione opposta invece quella di Satya Nadella, ceo di Microsoft, secondo il quale lo smart working si è rivelata una pratica necessaria durante l’emergenza COVID-19, ma estenderla nel tempo potrebbe portare invece a una serie di conseguenze negative, a partire dalla perdita dei rapporti umani in azienda. Tra le aziende che si sono dimostrate “contrarie” al lavoro da casa sin dall’inizio pandemia c’è anche Apple, che ha sempre puntato a far tornare i propri dipendenti in sede in modo permanente quanto prima.

La curva dei contagi non incentiva il lavoro in ufficio

Ma la diffusione ancora alta dei contagi negli Stati Uniti non aiuta certo il ritorno negli uffici. E ha cambiato i programmi di diverse società. Google a luglio ha comunicato l’estensione del lavoro a distanza fino a luglio 2021, soprattutto per venire incontro alle esigenze dei dipendenti con figli che potrebbero affrontare un anno scolastico con lezioni da remoto. L’azienda aveva inizialmente previsto il rientro negli uffici per il 6 luglio, ma l’impennata dei contagi in California ha portato allo slittamento di un anno. Il ceo di Alphabet Sundar Pichai ha annunciato anche la decisione di dare bonus di mille dollari per acquistare tutto il necessario per lavorare meglio da casa.

 

Lo stesso è accaduto per Snapchat, che aveva comunicato ai dipendenti di poter lavorare da casa solo fino al 1° settembre, e che invece ha esteso la possibilità dello smart working fino a gennaio. E anche Apple ha allentato i piani di rientri dei lavoratori negli uffici. In ogni caso, non sarebbe previsto un ritorno prima del nuovo anno.

 

A differenza di altre aziende, Amazon sembra invece voler scommettere sul lavoro in ufficio e ha presentato da poco un piano per espandere i suoi uffici fisici in sei città degli Stati Uniti. Il colosso guidato da Jeff Bezos ha fatto sapere che si sta preparando ad aggiungere 3.500 posti di lavoro corporate negli hub di New York, Phoenix, San Diego, Denver, Detroit e Dallas. Per il momento, i dipendenti di Amazon possono restare in smart working fino a fine anno. Ma molto dipenderà dalla curva di diffusione dei contagi.