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Biotecnologie

Perché gli USA investono in carne sintetica

Novembre 2020

Le ricerche sulla produzione di carni alternative a quelle animali hanno fatto passi da gigante e la pandemia da Coronavirus potrebbe dare ulteriore impulso al mercato.

Produrre carne senza uccidere animali e limitando le emissioni di gas serra. È questo l’obiettivo delle ricerche nel settore delle proteine alternative, vegetali o prodotte in laboratorio, condotte da decine di start up specializzate e da molte delle più grandi aziende di carne degli USA. Il primo hamburger “coltivato” in provetta è stato prodotto nel 2013 ed è costato 300 mila dollari. Nel 2017 il progetto ha convinto investitori del calibro di Bill Gates e Richard Branson e oggi il mercato delle carni alternative è in rapida crescita, forse stimolato anche dalla pandemia.

Carne sintetica: un settore green e cruelty-free

La produzione di carni sintetiche non è solo un’opzione di alimentazione cruelty-free, ma può rappresentare un valido aiuto nella lotta all’inquinamento atmosferico. Come ha rilevato l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) su clima e suolo, il 37% delle emissioni totali a livello globale sono attribuibili al sistema alimentare, e l’allevamento spicca al primo posto con il 15-18% delle emissioni globali. 

 

Le innovazioni tecnologiche hanno permesso alle carni sintetiche di migliorare in costi e qualità, conquistandosi un mercato sempre maggiore. Tra il 2017 e il 2020 sono state fondate circa 55 start up specializzate in carni “cruelty-free” e, secondo un rapporto del Good Food Institute, le vendite al dettaglio di carni a base vegetale negli USA sono aumentate del 18% nel 2019 rispetto all’anno precedente, per un valore di 939 milioni di dollari. Molte delle grandi aziende di carne negli Stati Uniti hanno lanciato linee di prodotti a base vegetale o miste. Lo scorso anno le compagnie del settore hanno raccolto quasi mezzo miliardo di dollari in finanziamenti di capitale di rischio, risorse ingenti da utilizzare per ricerca e sviluppo dei prodotti, per migliorare la capacità produttiva e la catena di approvvigionamento e per decidere efficaci strategie di mercato.

La pandemia favorisce le carni alternative

La diffusione del COVID-19 ha portato a un drastico incremento delle vendite di prodotti alimentari destinati al consumo domestico e, secondo i dati del Good Food Institute, da febbraio la crescita anno su anno delle vendite di carne a base vegetale ha notevolmente superato quella della carne convenzionale.

 

Sembra, insomma, che i consumatori apprezzino le carni alternative e che abbiano iniziato a incorporarle nelle proprie abitudini alimentari, anche grazie ai loro valori nutrizionali.

La strada perché le carni sintetiche approdino sulle tavole di tutto il mondo è ancora lunga, ma gli investitori si aspettano che la pandemia possa rendere i consumatori più attenti e sensibili verso il consumo di carne di origine animale. Il COVID-19 infatti ha fatto sorgere una nuova attenzione sui temi della salute e della qualità dell’ambiente, che potrà contribuire alla crescita di un mercato che si propone come alternativa agli allevamenti intensivi e all’industria della carne.

Le aspettative degli investitori sulla carne sintetica

Anche le raccolte di fondi sono proseguite con successo nonostante la pandemia e diverse aziende del settore hanno ottenuto finanziamenti significativi all’inizio del 2020: tra queste troviamo le società Impossible Foods (che ha ottenuto 500 milioni di dollari), Rebellyous (per 6 milioni di dollari) e Plantible Foods (per 4,6 milioni). A marzo è stata costituita la newco Livekindly, con un investimento di 200 milioni di dollari per accelerare il mercato del pollo vegetale. Insomma, nonostante l’instabilità economica e le difficoltà per il settore della ristorazione, il futuro delle proteine alternative invia segnali positivi.