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Food

Ridurre lo spreco alimentare: a che punto siamo

Dicembre 2019

In Italia lo spreco alimentare vale oltre 15 miliardi, quasi 1 punto del PIL. Scopriamo quali sono gli obiettivi nazionali e internazionali.

La legge contro gli sprechi alimentari

«Ridurre quanto più possibile lo spreco alimentare, fino ad arrivare a spreco zero, non è solo un atto di elementare buon senso. Significa riequilibrare il processo che va dal campo alla tavola lavorando su tutte le criticità che lungo questo passaggio producono spreco e che si traducono, automaticamente, in squilibri ambientali, sociali, economici, nutrizionali. Sostenibilità e riequilibrio nella filiera alimentare sono essenziali».

Questa la dichiarazione del ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Teresa Bellanova, a proposito del bando pubblicato dal suo ministero per il finanziamento di progetti innovativi finalizzati alla limitazione degli sprechi. Il bando è previsto dalla legge contro gli sprechi alimentari del 2016, con lo stanziamento di 800mila euro. Nel mondo, ha spiegato la ministra, «ogni giorno si sprecano quantità enormi di cibo prodotto, di cui l'80% ancora consumabile: non possiamo consentirlo. E dobbiamo promuovere progetti innovativi che abbiano un preciso obiettivo: contrastare lo spreco e al contempo sostenere le fragilità sociali».

Lo spreco alimentare in Italia

In occasione della consegna del premio “Vivere a Spreco Zero”, promosso da Waste Watcher e dal ministero dell’Ambiente, sono stati diffusi i dati sullo spreco alimentare in Italia. Un fenomeno che, secondo le ultime cifre, equivale ancora a 15.034.347.348 euro, quasi 1 punto del PIL nazionale: 12 miliardi del cibo già prodotto e gettato, più gli oltre 3 miliardi per lo spreco di filiera e distribuzione. Il cibo buttato pesa 700,7 grammi pro capite, per un valore di 3,75 euro pro capite settimanali. I tre quarti della cifra totale di cibo sprecato vengono ancora gettati nelle nostre case.

Oltre ai costi economici, “ci sono poi i costi nascosti”, ricorda Andrea Segre, fondatore di Last Minute Market e della Campagna Spreco Zero, ovvero “il capitale naturale che usiamo per produrre il cibo, la terra, l’acqua, l’energia e il costo dello smaltimento. Dunque, le cifre nazionali sullo spreco sono molto elevate, ancora, e 1/3 di ciò che si produce non arriva nelle nostre tavole, secondo i dati della FAO”. Con il 14% del cibo che viene sprecato ancor prima di essere messo in vendita.

Gli obiettivi internazionali

La riduzione dello spreco di alimenti è considerata dalle Nazioni Unite e da molte istituzioni internazionali come una delle principali strade per procedere verso la tutela dell’ambiente e per il benessere dell’umanità. Cosa che è riaffermata anche dall’Agenda 2030 dell’Onu per lo Sviluppo Sostenibile. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile sullo spreco alimentare sono stati inseriti anche come obiettivi che l'Unione europea e i suoi Stati membri si impegnano a raggiungere. E la “nuova” direttiva quadro sui rifiuti Ue chiama gli Stati membri a ridurre i rifiuti alimentari in ogni fase della catena di approvvigionamento, a monitorare i livelli dei rifiuti e a riferirne al fine di agevolare lo scambio fra gli operatori in merito ai progressi compiuti.

Di recente, l’Onu ha indetto per il 29 settembre la Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari, con l’obiettivo di dimezzare entro il 2030 lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio, nei consumi, nonché per la riduzione delle perdite di cibo lungo le filiere di produzione e fornitura.