ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Ricevi gli ultimi aggiornamenti dal mondo Pictet!

Innovazione

Perché Big Data e Open Data fanno bene all'agricoltura

Dicembre 2018

Le nuove tecnologie e l'uso delle informazioni a disposizione sono preziosi (quasi) come l'acqua. Sia per i produttori che per i consumatori. Ecco perché.

Che siano “grandi” o “aperti”, l'agricoltura ha sete di dati. Sono “materia prima” preziosa, perché le informazioni possono contribuire a ottimizzare i processi produttivi e ridurre gli sprechi. Con vantaggi chiari per l'ambiente, le casse delle imprese e la consapevolezza dei consumatori. 

Il ruolo dei Big Data

L'agricoltura dimostra come le nuove tecnologie possano avere un impatto positivo su settori tradizionali. L'espressione “Big Data” presuppone l'esistenza di un'infrastruttura, alla cui base ci sono sensori. Sempre più piccoli, efficienti ed economici, sono avamposti capaci di monitorare impianti e filiera. Estraggono dati di continuo sul consumo di energia o di acqua. Localizzano le fonti di spreco, esaminano la composizione dei terreni. Dopo aver “mangiato” questi dati, serve digerirli. I Big Data non sono nulla senza la loro analisi: calcolatori tradizionali (ma sempre più potenti) e intelligenza artificiale sono in grado non solo di ritrarre un quadro chiaro di ciò che accade, ma possono indicare alle imprese le soluzioni migliori per gestire la propria attività. Gli effetti sono chiari. Per fare un esempio: capire dove e perché perde una condotta consente di sprecare meno acqua e denaro. Adesso immaginate lo stesso processo applicato ad ampie coltivazioni anziché all'orticello casalingo. L'impatto sarebbe notevole, soprattutto se la gestione viene demandata a impianti sempre più digitalizzati e automatizzati. I Big Data sono la base per costruire “una mappa” che coordini irrigatori, sistemi di illuminazione, droni. 

Dati e codici aperti

Perché, oltre che “Big”, i dati fanno bene se “Open”, cioè aperti? La ragione è, sostanzialmente, una: condividere le informazioni aiuta a migliorare e risparmiare. Soprattutto in un settore in cui la gestione delle risorse è fondamentale per il futuro del pianeta (e quindi del bene comune). Il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali ha inaugurato il progetto “OpenData Agricoltura”. Obiettivo: raccogliere idee sul “riuso in formato aperto e digitale di una grande quantità di informazioni, aggiornate nel tempo”. Nel mondo ci sono altri progetti con traguardi simili: il Global Open Data for Agriculture and Nutrition, ad esempio, punta a rendere disponibili in tutto il mondo e senza restrizioni informazioni sull'agricoltura e sulla nutrizione. Gli obiettivi di progetti come questo sono trasparenza ed efficienza. Avere accesso a più informazioni è un vantaggio per i consumatori, che così possono avere una visione chiara non solo del prodotto finale ma anche del suo percorso dalla terra allo scaffale. Non solo: gli Open Data sono anche un vantaggio per le imprese. Il “riuso”, infatti, è un principio che vale anche per i codici alla base dei processi digitali. Avere una “libreria” di codici aperti, già sperimentati, consente di adottare soluzioni evolute a costi inferiori. E migliorabili con un intervento relativamente piccolo, sia in termini di impegno che di investimenti.