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Sostenibilità ambientale

L’impatto della pandemia di COVID-19 sulle città

Settembre 2020

L’esperienza dell’emergenza sanitaria modificherà radicalmente la forma delle aree urbane, ma la spinta dell’urbanizzazione è troppo forte per arrestarsi.

Le epidemie influenzano da sempre l’evoluzione delle città. Oggi siamo abituati a vedere case con ampie finestre a tutta altezza e muri dipinti di bianco, senza sapere che la loro diffusione si è originata all’inizio del 20esimo secolo per la necessità di sanificare le città dalla tubercolosi. Allo stesso modo, anche gli ampi viali di Parigi e il tentacolare Central Park di New York sono stati pianificati nel 19esimo secolo per aiutare il contenimento del colera e di altre malattie infettive.

La pandemia come fattore di accelerazione della crisi

Possiamo prevedere che anche il COVID-19 avrà effetti sconvolgenti sul panorama urbano, trasformando non solo le nostre abitudini di vita e lavoro, ma lo stesso aspetto delle città.

In primo luogo, la pandemia rischia di accelerare drasticamente lo stato di crisi in cui già versavano alcuni settori di mercato, come la vendita al dettaglio. In Gran Bretagna l’accesso agli esercizi commerciali ad aprile è crollato dell’85%, mentre lo shopping online è aumentato del 58%, raggiungendo la cifra record del 70% del totale di acquisti non alimentari.

Certo, probabilmente variazioni così impressionanti sono temporanee, ma molti rivenditori sembrano destinati a trasformarsi presto in magazzini per ordini online. A salvarsi dalla crisi saranno soprattutto i rivenditori che godono di location popolari o che offrono esperienze di svago.

I dubbi sugli uffici

Un altro settore sotto lo sguardo degli investitori è quello degli uffici, il cui ruolo rischia di ridimensionarsi enormemente a causa del COVID-19. Non bisogna dimenticare però che l’uomo è un animale essenzialmente sociale e si nutre della condivisione e della collaborazione in stretto contatto con altre persone. Una situazione complessa dunque, che lascia prevedere l’evoluzione del lavoro in forme più snelle e flessibili, ma che non sembra preludere alla totale scomparsa degli uffici. Molte aziende infatti stanno già considerando di espandersi per garantire spazi adeguati al distanziamento. Secondo le stime di Knight Frank, società internazionale di gestione immobiliare, gli uffici idonei al distanziamento dovrebbero richiedere 12,5 mq per scrivania, rispetto alla media attuale di 11,7 mq a Londra.

Una domanda immobiliare che cambia

Anche gli alloggi per studenti subiranno una contrazione, forse per anni, a causa dell’assenza di studenti internazionali. Neppure il settore delle costruzioni sarà risparmiato: mentre le persone si abituano a lavorare da casa, richiederanno uffici più attrezzati, luminosi e spaziosi. Anche nella scelta della casa l’attenzione potrebbe essere focalizzata più sulle stanze per lavorare che per la camera da letto.

Le famiglie con bambini tenderanno a preferire le aree circostanti alle città, che offrono spazi più ampi e verdi e sono ancora più appetibili in un momento in cui i genitori non devono recarsi al lavoro ogni giorno. Anche il trasporto pubblico potrebbe ridimensionare la sua centralità in favore di mezzi come le bici elettriche.

La qualità dell’aria diventerà una priorità. Oggi le città sono responsabili del 70% delle emissioni di gas serra nel Mondo, ma in futuro le persone potrebbero guardare con molta più attenzione anche alla qualità dell’aria e alla presenza di aree verdi per scegliere dove acquistare casa.

La storia, insomma, ci insegna che difficilmente il COVID-19 potrà invertire il processo di urbanizzazione: le città sono destinate ad adeguarsi alle difficoltà, proprio come l’ingegno e la capacità di adattamento degli esseri umani.