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L'età dell'estinzione: biodiversità, la corsa per salvare il pianeta

Luglio 2020

L'attività umana sta minacciando il delicato equilibrio del pianeta. Ridurre le emissioni non basta: è altrettanto importante proteggere la biodiversità.

I cianobatteri sono organismi che vivono nell'acqua. Simili alle alghe, sono i responsabili di quel velo verde-azzurro che spesso galleggia su laghi e fiumi. A una prima occhiata possono apparire inutili, persino fastidiosi. Ma senza di loro l'atmosfera terrestre non sarebbe così accogliente. Circa 2,5 miliardi di anni fa, i cianobatteri hanno infatti trovato il modo di prelevare energia dalla luce solare, consumare anidride carbonica e pompare ossigeno nell'aria. Poco alla volta, con il passare del tempo, i livelli di ossigeno sulla Terra sono aumentati: è stata la cosiddetta “grande ossidazione”, un evento capace di far prosperare la vita sul pianeta.

Il precario equilibrio tra clima e biosfera

Come dimostrano i cianobatteri, la relazione tra il clima e la biosfera è molto stretta, ma è spesso dimenticata dai governi, concentratisi soprattutto sulla riduzione delle emissioni. “Se tornassimo indietro nel tempo, potremmo vedere i processi biologici modellare il clima”, afferma Tim DuBois, ricercatore dello Stockholm Resilience Centre. “La biodiversità aiuta a stabilizzare il sistema terrestre. Adesso stiamo minacciando questo equilibrio perché abbiamo un altro attore coinvolto: gli umani”.

 

Un rapporto delle Nazioni Unite del 2019 ha evidenziato la gravità delle minacce che la biodiversità deve affrontare: è a rischio di estinzione circa un milione di specie animali e vegetali. Una ricerca condotta da DuBois e dai suoi colleghi dello Stockholm Resilience Centre dipinge un quadro altrettanto allarmante. Secondo il loro modello, il tasso di specie scomparse è di gran lunga superiore a quello restituito dai dati storici: dovrebbe essere di circa dieci estinzioni per milioni di specie l'anno. Il ritmo attuale è invece cento volte superiore.

 

I ricercatori svedesi hanno anche approfondito il legame tra perdita di biodiversità e cambiamento climatico: una influenza l'altro e viceversa. Le mutazioni del clima, ad esempio, impattano sulla capacità degli ecosistemi di assorbire anidride carbonica. Questo circolo vizioso potrebbe aggiungere 0,4 gradi alla temperatura del pianeta entro il 2100. Si tratta di un aggravamento che, spiega DuBois, “non è regolarmente incluso nelle proiezioni sui cambiamenti climatici”. E, di conseguenza, è spesso ignorato dai governi.

I nuovi obiettivi dell'Onu

Si tratta di una vera e propria omissione, nonostante molti Stati abbiano fissato obiettivi relativi alla tutela della biodiversità anni prima dell'accordo di Parigi (che si concentra sulla riduzione delle emissioni). Nel 2010, 196 paesi hanno firmato gli Aichi Biodiversity Targetscon, che indicavano alcuni obiettivi da raggiungere entro la fine del decennio. Traguardi mancati, che l'Onu sta cercando di rilanciare, attraverso una serie di nuovi obiettivi quantificabili, da centrare entro il 2030. Le Nazioni Unite puntano a preservare e ripristinare gli ecosistemi d'acqua dolce, marini e terrestri. I siti di particolare importanza per la biodiversità dovrebbero essere inclusi in aree protette che ne tutelino almeno il 60% dell'estensione e l'inquinamento da biocidi e plastiche dovrebbe essere ridotto almeno del 50%.

La "biologia" disordinata

Per DuBois si tratta di un buon punto di partenza. Ma è importante riconoscere che la protezione della biodiversità richiede un approccio più sfumato rispetto a un obiettivo netto, che caratterizza gli accordi di Parigi. Individuare i progressi nel campo dei cambiamenti climatici, infatti, “è più semplice”, perché ci sono “obiettivi noti, come la concentrazione di CO2 nell'atmosfera”. La biologia, invece, “è disordinata e complicata” e richiede “un giudizio culturale e di valore” che va oltre i numeri. Per raggiungere gli obiettivi di biodiversità, spiega DuBois, dobbiamo quindi “definire forze dirette e indirette che agiscono sugli ecosistemi, includere i problemi socio-ecologici e capire come tutti questi elementi interagiscono tra loro”.

La biodiversità conviene

A giocare un ruolo decisivo nella difesa della biodiversità non sono solo i governi ma anche le imprese. Potrebbero, ad esempio, valutare la loro “impronta” sulla biodiversità o includere obiettivi di salvaguardia della natura nelle loro trimestrali. Uno strumento utile potrebbe essere l'utilizzo di incentivi per chi investa nei prodotti e nei servizi ambientali, un settore in forte crescita che punta alla protezione e al ripristino degli ecosistemi. “Se si parlasse di biodiversità con la stessa chiarezza con cui si parla dei cambiamenti climatici - afferma DuBois - si potrebbero influenzare anche il mondo degli affari, gli elettori e i decisori politici, in modo che guidino il cambiamento nella direzione di cui abbiamo bisogno. In questo modo aumenteremo la nostra comprensione di come viviamo sulla Terra e di cosa significhi veramente proteggerla”.