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Dalle trattative sul Recovery Fund europeo alla corsa all’oro, vediamo i fatti fondamentali del mese di giugno.
Nessun accordo ancora sul Recovery Fund europeo per far fronte alla crisi da COVID-19. Il Consiglio europeo sul Recovery Fund del 19 giugno, come previsto, non è stato risolutivo. Le differenze, soprattutto con il fronte dei “Paesi frugali”, restano sulle dimensioni del fondo e l’equilibrio tra trasferimenti e prestiti.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte continua ad appoggiare la proposta della Commissione europea da 750 miliardi, definendola «equa e ben bilanciata» e chiede una parte delle risorse già per quest’anno. Il prossimo Consiglio europeo è atteso per il 18 luglio. Intanto la Banca Centrale Europea avverte: se i governi non raggiungeranno un accordo sulle misure di stimolo per rilanciare e sostenere la ripresa economica dopo l’emergenza Coronavirus, i mercati rischiano di essere esposti.
La presidente della BCE, Christine Lagarde ha spiegato ai leader europei che la calma sui mercati finanziari è dovuta proprio al fatto che è atteso dagli investitori un intervento dei governi dell’Unione, ma se l’accordo finirà per essere troppo ridotto rispetto alle aspettative, o se arriverà troppo tardi, allora il “sentiment” potrebbe cambiare, travolgendo le Borse.
La Banca Centrale Europea ha aumentato di 600 miliardi il suo PEPP, il piano pandemico di acquisto di titoli, portandolo a 1.350 miliardi. Durerà inoltre almeno fino a giugno 2021, e non più fino a dicembre 2020. Sono rimasti invariati i tassi di interesse: a quota zero il tasso di riferimento, e al -0,50% il tasso sui depositi presso la Bce.
Tassi fermi tra lo 0 e lo 0,25% anche per gli Stati Uniti fino a tutto il 2022. La FED ha assicurato il suo sostegno all’economia statunitense sconvolta dalla pandemia di Coronavirus, confermando l’ambiziosissimo piano di Quantitative Easing “illimitato”.
La Banca d’Inghilterra ha lasciato il tasso d’interesse invariato allo 0,1% e ha potenziato nuovamente il “bazooka” aggiungendo al Quantitative Easing altri 100 miliardi di sterline (oltre 111 miliardi di euro) per aiutare l’economia britannica. La Banca Centrale Giapponese ha confermato un tasso d’interesse negativo a -0,1% e il programma di Quantitative Easing, che resta illimitato.
Il vertice dell’OPEC Plus ha deciso di prolungare i tagli produttivi ed estenderne la portata. Il gruppo formato ai produttori OPEC e dai membri esterni si è riunito sabato 6 giugno, annunciando tagli più consistenti per far risalire le quotazioni petrolifere. Il prezzo del petrolio ha provato così a riguadagnare quota, riuscendo a cancellare molte delle perdite subite durante la crisi da COVID-19.
Ma dopo la pubblicazione degli ultimi dati dell’EIA (Energy Information Administration) sullo stato delle scorte di greggio, in rialzo oltre le attese a 1,442 milioni di barili, il costo del petrolio ha subito un tonfo improvviso. Gli investitori – ha spiegato il Wall Street Journal – si chiedono se un aumento dei casi negli Stati Uniti di COVID-19 possa indebolire la ripresa della domanda di petrolio e benzina.
L’economia cinese continua a subire i contraccolpi del Coronavirus e del lockdown. La produzione industriale, secondo i dati diffusi dal Bureau of Statistics cinese, ha registrato a maggio un incremento del 4,4%, risultando leggermente inferiore alle attese che prevedevano una crescita del 5%. Da inizio anno la produzione segna così un -2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli investimenti delle imprese restano deboli a -0,3%. Continuano a scendere i consumi. Le vendite al dettaglio hanno registrato a maggio un nuovo calo del 2,8% dopo il -7,5% di aprile. Un dato che ha deluso le attese del mercato, che indicavano un -2%. Da gennaio a maggio, il commercio al dettaglio ha fatto segnare un -14%. Dati negativi che, insieme ala crescita dei contagi a Pechino, preoccupano gli investitori sui mercati asiatici.
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