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L'inflazione continua a essere protagonista: in Italia non era così alta dal 1983. L'aumento dei prezzi condiziona le scelte della BCE e spinge l'eurozona in recessione tecnica. In Parlamento è tempo di legge di bilancio, mentre il mondo cripto vive uno dei momenti più delicati della propria storia.
Il 24 novembre sono stati pubblicati i verbali della riunione della Banca Centrale Europea. Come sempre, rappresentano un riferimento importante per capire le motivazioni delle decisioni prese (come l'aumento dei tassi di riferimento di 75 punti base) e, soprattutto, l'orientamento per i prossimi passi.
Nella riunione di ottobre, il ritocco dei tassi per cercare di dare una frenata all'inflazione era scontato. Si doveva però decidere la sua entità. Secondo i verbali, alcuni membri del consiglio avrebbero preferito un aumento di 50 punti base, ma la proposta di un incremento più sostanzioso, avanzata dal capo economista Philip Lane, “è stata sostenuta da un'ampia maggioranza”. Si dovrebbe continuare in questa direzione: "In caso di recessione superficiale - si legge nei verbali - il consiglio direttivo dovrebbe continuare a normalizzare e inasprire la politica monetaria, mentre potrebbe voler sospendere se si verificasse una recessione prolungata e profonda, che potrebbe frenare l'inflazione in misura maggiore".
La Commissione UE ha diffuso le stime sulla crescita dell'eurozona, prevedendo una recessione tecnica a cavallo del 2022 e del 2023. Il PIL dovrebbe contrarsi sia nel quarto trimestre di quest'anno (-0,5%), sia nel primo del prossimo (-0,1%). Bisognerà quindi aspettare la primavera per rivedere un'inversione di tendenza, seppur timida. L'eurozona dovrebbe chiudere il 2023 con una crescita dello 0,3%, per poi accelerare, senza scossoni, nel 2024 (+1,5%).
Le stime sono sempre soggette a revisioni, ma raramente sono state labili come in questo periodo. Il peggioramento dello scenario geopolitico e un ulteriore irrigidimento russo potrebbero infatti far tornare l'Europa in territorio negativo. Se, ad esempio, Mosca dovesse azzerare la fornitura di gas, anche il 2024 si chiuderebbe in recessione. L'Italia, dopo una vigorosa ripresa post-pandemia, dovrebbe chiudere il 2023 in linea con la media UE (-0,3%), ma nel 2024 dovrebbe registrare una crescita più contenuta (+1,1%).
L'ISTAT ha diffuso i dati sull'inflazione relativi al mese di ottobre. L’indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, è aumentato del 3,4% su base mensile e dell’11,8% su base annua, in accelerazione rispetto al +8,9% di settembre.
Sono soprattutto i beni energetici, con un aumento anno su anno del 44,5%, a far lievitare l'indice. Ma galoppano anche i beni alimentari (+13,1%) e si registrano aumenti sensibili anche negli altri comparti tecnologici, ad eccezione di servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. Come sottolinea l'ISTAT, è necessario risalire a giugno 1983 per trovare una crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” superiore a quella di ottobre 2022 e a marzo 1984 per una variazione tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo superiore. In sintesi: l'inflazione è arrivata ai massimi degli ultimi quarant'anni.
Il 22 novembre, il Consiglio dei Ministri ha approvato la legge di bilancio 2023. Dovrà passare dalle camere e arrivare a un testo definitivo entro fine anno, ma fornisce già un primo indirizzo economico-finanziario del Governo Meloni.
La manovra contiene misure per 35 miliardi di euro.
L'11 novembre, FTX, una delle più grandi piattaforme per lo scambio di criptovalute, ha fatto ricorso al Chapter 11, che nell'ordinamento statunitense vuol dire “bancarotta assistita”. Finisce così la storia di una delle società criptovalute ritenute più solide. Un tracollo che coinvolge – secondo quanto dichiarato dalla società - 100mila creditori, attività comprese tra 10 miliardi e 50 miliardi, passività comprese tra 10 miliardi e 50 miliardi.
La bancarotta di FTX non è solo il fallimento di una società, ma rappresenta uno dei colpi più duri alla credibilità dell'interno mercato delle valute elettroniche. Alla diffusione della notizia, infatti, un già fiacco bitcoin ha perso quasi il 6%, scivolando sotto i 17mila dollari.
Sembrano lontanissimi i tempi in cui la principale criptovaluta toccava i massimi, arrampicandosi a un passo dai 70mila dollari. Invece è passato appena un anno: era il novembre 2021. La crisi delle valute digitali è chiara, anche se è ancora presto per dire se si tratti di un assestamento o dell'anticamera del collasso.
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