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I primi a riconoscere le proprie carenze in ambito economico-finanziario sono gli stessi cittadini. Solo l'11% afferma di avere un livello di conoscenza professionale e il 20% “avanzato”. Il 33% lo definisce discreto e il 5% basso. In mezzo, però, c'è un 31% che riconosce un livello scadente ma esprime la volontà di migliorarlo.
Lo studio si è rivolto a 5.200 investitori (2.000 con patrimoni finanziari da 10mila a 50mila euro; 2.500 dai 50mila ai 500mila; 700 oltre 500mila), a 300 studenti e ad altrettanti italiani che non hanno mai investito i propri risparmi. Le risposte rappresentano un'autovalutazione.
Di conseguenza, non danno informazioni precise sulla reale preparazione dei 5.800 intervistati. Confermano però che solo una piccola fetta di popolazione si dice totalmente disinteressata. Esiste, invece, una platea molto ampia di individui che vorrebbero saperne di più, specie tra i risparmiatori che non hanno mai investito e tra gli studenti maggiorenni.
L’interesse medio per la finanza, gli investimenti e la borsa è basso. Solo il 27% lo definisce elevato. È un dato che aumenta con l'entità del patrimonio finanziario, arrivando al 52% tra chi ha ha investito più di 500 mila. Se ad un primo sguardo è una reazione comprensibile (più risorse investo, più da vicino intendo seguirle), si tratta in realtà di una distorsione.
L'educazione finanziaria, infatti, dovrebbe essere un tema trasversale, prezioso anche (e in alcuni casi soprattutto) per chi ha risparmi limitati. I margini di miglioramento sono quindi ampi, come conferma la disposizione di chi non ha mai investito e degli studenti maggiorenni: uno su due è interessato alla finanza. C'è quindi una grande sacca di cittadini che comprendono la centralità dei temi finanziari ma non riescono a tradurli in competenze.
Chi è “molto interessato” tende a sottolineare la volontà di conoscere “il ruolo della finanza per l’economia del Paese” (75%) e “l'importanza della finanza in generale” (66%). Approfondendo i dati emerge però uno scenario molto meno “macro” e molto più ancorato alla quotidianità.
L'argomento che più interessa in assoluto, infatti, è il risparmio (indicato come prioritario nel 31% dei casi). Il 25% vorrebbe invece approfondire soprattutto il legame tra finanza e progetti di vita e il 24% la gestione patrimoniale. Meno attraenti sono la comprensione del ruolo dei professionisti (al 16%), macroeconomia e borsa (appena al 4%). Nel caso dei non investitori e degli studenti, le risposte che indicano risparmio e progetti di vita superano addirittura il 70% (una percentuale che cala con l'aumento del patrimonio investito).
L'educazione finanziaria e il risparmio sarebbero quindi le leve per intercettare un interesse che non si è ancora tradotto in comportamenti. Ma come? Un primo suggerimento arriva proprio dalle preferenze degli intervistati.
La prevalenza di risparmio e progetti di vita indica l'importanza di un approccio pratico, l'esigenza di partire dalle basi per coinvolgere chi non ha ancora un interesse diretto. Argomenti come gestione patrimoniale, ruolo dei professionisti e macroeconomia fanno invece presa sui cittadini più patrimonializzati.
L'educazione finanziaria è però un tema talmente centrale da non poter essere esclusiva di chi è già interessato: l'altra grande sfida è convincere i cittadini che si dicono poco o per nulla propensi a migliorare le proprie conoscenze. Si tratta di un intervistato su quattro, che però sale a uno su due tra studenti e non investitori.
I dati indicano con chiarezza chi dovrebbe avere il compito di trainare l'educazione finanziaria. Questo non vuol dire che debba essere appannaggio di una sola realtà. Tutt'altro. Dall'indagine emerge infatti un'altra costante (dagli studenti agli investitori più maturi): la fiducia nella relazione tra pubblico e privato. Due intervistati su tre ritengono fondamentale la collaborazione di Stato e istituzioni con banche, reti dei consulenti finanziari e società di gestione del risparmio. Con quale quale ruolo? La risposta torna su un nodo cruciale: l'approccio concreto all'investimento e al risparmio. I cittadini chiedono che il supporto passi, prima di tutto, dall'ascolto dei bisogni e dal sostegno nella realizzazione dei progetti. È invece secondaria (addirittura marginale tra studenti e risparmiatori) l'offerta di soluzioni d'investimento. A voler sintetizzare in una frase: meno prodotto e più ascolto.
I risultati della ricerca “Educazione finanziaria: il contributo al rilancio del Paese” sono stati presentati da Pictet AM Italia, in collaborazione con FINER Finance Explorer, in occasione del “Mese dell’Educazione Finanziaria” che si tiene ogni anno ad ottobre. Segui la conferenza e tutti gli interventi nel video.
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