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Mercati

Il Coronavirus causerà una recessione globale: ecco cosa significa

Aprile 2020

Le previsioni da più parti ormai parlano di una recessione globale in seguito alla pandemia da Coronavirus. Ma che portata avrà? E quanto sarà lunga?

Secondo la stima preliminare dell’agenzia di rating statunitense Moody’s, la contrazione a livello mondiale sarà dello 0,4%. Ma con la curva dei contagi differita nel tempo da Paese a Paese, le tempistiche della ripresa economica potrebbero allungarsi. Molto dipenderà quindi dall’efficacia delle misure di contenimento messe in campo dai singoli Stati e dal coordinamento tra questi.

Tre tipologie di recessione

Esistono tre tipi di recessione, a seconda delle forme che prende la curva del Prodotto interno lordo. La curva a V segnala una rapida contrazione, a cui fa seguito una risalita veloce: cosa che succederebbe se, una volta uscita l’Italia dall’emergenza, si trovasse intorno un ambiente favorevole all’export e alla ripresa. Molto più probabile invece sarà la curva a U, ovvero una recessione che si protrae nel tempo. Quella più pericolosa e rischiosa, però, resta la curva a L, che significherebbe una crisi generalizzata con una lunga stagnazione se gli Stati, europei in primis, non si coordineranno tra loro.

Recessione globale: l'importanza del fattore temporale

Ma il fattore tempo in questa crisi è tutto. In Cina il primo focolaio di Coronavirus è nato a Wuhan a fine dicembre. E con estrema lentezza, dopo le dure misure di contenimento, qualche spiraglio di luce ha iniziato a vedersi a fine marzo. Ma prima che l’attività economica di Pechino torni a regime ci vorranno altri due mesi, secondo la banca statunitense Goldman Sachs. Nel frattempo, prima l’Europa e poi gli Stati Uniti sono stati contagiati a distanza di circa due settimane l’uno dall’altro. Il picco negli Usa dovrebbe essere verso la fine di maggio. E questo significa che quando in Cina si sarà ripresa l’attività economica, l’Europa e gli Stati Uniti saranno ancora fermi.

Le conseguenze di una recessione globale

Il governatore della Federal Reserve di St. Louis, James Bullard, stima un incremento del 30% del tasso di disoccupazione negli Stati Uniti e una riduzione del Pil pari al 50% nel secondo trimestre. Quando tutto questo sarà finito, si potrebbero contare 25 milioni di posti di lavoro in meno in tutto il mondo, secondo le stime – al ribasso – dell’International Labor Organization. Secondo le stime dell’Institute of international finance (Iif), il Pil mondiale si contrarrà dell’1,5%: -2,8% per gli Stati Uniti, -4,7% per l’eurozona. Con il lockdown e lo stop alla produzione industriale prima e la riduzione dei redditi poi, il calo della domanda interna sarà inevitabile.

Recessione globale: quali azioni intraprendere

La sola politica monetaria delle Banche Centrali potrebbe non bastare. I singoli Stati stanno rispondendo con immissioni di denaro sia sul fronte del sostegno al reddito che degli investimenti per le imprese. Ma servono anche stimoli fiscali perché la domanda non crolli del tutto. A farne le spese, tuttavia, saranno i Paesi con il minore spazio di manovre fiscali, come nel caso dell’Italia.

 

Il coordinamento tra gli Stati potrebbe essere la soluzione che accorcia i tempi di ripresa. Se i governi reagiranno all’unisono nel fornire stimoli fiscali a sostegno della domanda interna, la curva di recessione potrebbe trasformarsi dalla pericolosa L alla U, ovvero in una lenta risalita. Così come sarà fondamentale per la ricerca del vaccino, anche per la ripresa dell’economia insomma il coordinamento sovranazionale sarà l’unica arma efficace.