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Economia e finanza

Finanza comportamentale e COVID-19: come evitare il panic-selling

Aprile 2020

In questo momento particolare, è necessario un approccio che aiuti a mettere da parte le emozioni e la paura, concentrandosi sul lungo termine.

Il COVID-19, come prevedibile, ha generato panico anche sui mercati. Negli ultimi giorni abbiamo assistito al crollo di tutti i listini azionari e al conseguente panic-selling. Un errore che però si può superare se si adotta la giusta strategia di investimento, come ad esempio i PAC.  

 

La crisi attuale dovuta al COVID-19

La caratteristica principale della crisi che stiamo vivendo, ad oggi, è quella dell’incertezza. A differenza della maggior parte delle altre crisi degli ultimi venti anni, non deriva da una crepa nel sistema economico o finanziario, ma è scaturita da un fattore esogeno. Un’emergenza che ha reso necessaria l’adozione di rigide misure di distanziamento sociale, che hanno l’effetto collaterale di bloccare in gran parte produzione e consumi, creando uno shock di domanda e offerta. A questo, si è aggiunto, a causa del mancato accordo tra i Paesi membri dell’OPEC+, anche uno shock del petrolio.

 

Al momento, i mercati stanno scontando un impatto del -3,5% sul PIL globale per il 2020. E le attese sono inoltre di un calo degli utili aziendali prossimo al 30%. Ma non sappiamo quanto questa crisi durerà e quali Paesi si riprenderanno prima.

Finanza comportamentale: tra incertezza e panic-selling

Un’incertezza che ha provocato il boom della volatilità dei mercati: il Vix ha toccato il livello massimo dal “lunedì nero” del 1987 e i premi al rischio sono esplosi. In un contesto di questo tipo, il panic selling diventa la norma, con la vendita di ciò che viene percepito come più rischioso in modo da abbattere le perdite.

 

Questo accade perché gli investitori stanno rispondendo al più comune tra i “bias cognitivi” della finanza comportamentale, ovvero l’avversione alla perdita: la motivazione a evitare una perdita, secondo la teoria dei premi Nobel Daniel Kahneman e Amos Tversky, è due volte più potente della motivazione a realizzare un guadagno. Un “bias” che però impedisce, da un lato, di vedere gli attuali ribassi come opportunità di ingresso e, dall’altro, fa scappare quelli che sono già investiti, di fatto, escludendoli dai probabili rialzi successivi e da occasioni di guadagno future anche importanti.

La finanza comportamentale e la strategia dei PAC

Un approccio che aiuta a mettere da parte le emozioni e la paura potrebbe essere quello dei Piani di accumulo (PAC), ossia una modalità di accesso al mercato graduale, che si basa su sottoscrizioni periodiche di importi modulati sul profilo di rischio del risparmiatore. Una strategia utile ad abbattere la volatilità limitando le perdite nelle fasi di ribasso, ma riuscendo a intercettare per intero i rialzi.

L’ondata di vendite è difficile da arginare, ma lo sguardo dell’investitore deve rimane concentrato sul lungo termine. Soprattutto in un contesto di elevata volatilità come quello attuale, la tempistica con cui si effettua un investimento può avere un impatto significativo sui risultati conseguiti, come ci insegna il passato. Spalmare il proprio investimento nel tempo riduce il rischio di incappare in un punto di ingresso sfavorevole. A tal proposito, i benefici di un PAC rispetto a un investimento in un’unica soluzione (PIC) sono maggiori per i piani partiti durante fasi di correzione dei mercati. Mediare i punti di ingresso, infatti, fa sì che in media i PAC presentino una volatilità dimezzata rispetto ai PIC.