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Il 20 marzo scorso, per la prima volta nella storia dell’Unione Europea, a Bruxelles è stata attivata la clausola generale di salvaguardia, che consente agli Stati membri di sospendere il Patto di stabilità, pilastro di tutta l’architettura economica dell’eurozona. Una decisione, quella annunciata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che esprime tutta la preoccupazione delle istituzioni europee per l’attuale situazione di emergenza. Ma vediamo cosa implica di preciso la sospensione del Patto di stabilità.
Si tratta di un accordo stipulato dagli Stati membri dell’Unione europea nel 1997, per governare le proprie politiche di bilancio pubbliche secondo due princìpi cardine: il bilancio di ciascun Paese non deve superare il limite del 3% nel rapporto deficit/Pil e del 60% nel rapporto debito/Pil. Nel tempo le prescrizioni sono aumentate e il Patto si è trasformato in Fiscal Compact, con un ramo preventivo che stabilisce obiettivi specifici per ciascun Paese, e uno correttivo che avvia le procedure in caso di mancato rispetto degli standard stabiliti. I princìpi fondamentali, tuttavia, sono rimasti invariati.
La stessa Ursula von der Leyen, nell’annunciare di aver formalizzato la proposta di attivare la clausola di salvaguardia, ha affermato che le misure di chiusura della vita pubblica, adottate ormai da quasi tutti gli Stati, sono necessarie per controllare l’epidemia del COVID-19. Purtroppo, rallentano in modo grave l’economia di tutti i Paesi dell’eurozona.
Per questo, per la prima volta, le regole del Patto di stabilità sono state sospese così da consentire ai governi di iniettare liquidità nelle economie degli Stati membri. Non sorprende che a salutare con più entusiasmo la sospensione del Patto siano stati i Paesi che storicamente fronteggiano maggiori difficoltà di bilancio, l’Italia in prima linea. Tra i principali sostenitori di questa soluzione ci sono Enzo Amendola, ministro per le politiche UE, e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, secondo il quale la misura sarà utile a proteggere famiglie e imprese. Secondo il premier Giuseppe Conte si tratta di uno strumento importante, utile a integrare la strategia di risposta europea alle gravi conseguenze sociali ed economiche dell’emergenza sanitaria.
Il caso dell’Italia è quello di un Paese “sorvegliato speciale” visto l’alto debito pubblico accumulato nei decenni: secondo le rilevazioni di Banca d’Italia a fine 2018 il nostro debito pubblico valeva il 134,8% del Pil. La possibilità di fare deficit, quindi, è senz’altro necessaria, ma non sembra sufficiente a permetterci di uscire dalla crisi e a ripartire prima possibile. Come ha più volte dichiarato il presidente del Consiglio, la sospensione del Patto di stabilità, da sola, non basta a consentire la ripresa: occorre ampliare il ventaglio degli strumenti messi in campo dall’Europa e far sì che la reazione sia coordinata, forte e tempestiva.
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