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Mercati

A cosa servono le accise?

Come funzionano le accise e a che cosa servono

Febbraio 2023

Se ne è parlato molto negli scorsi mesi a causa dell’impennata dei costi dei carburanti. Capiamo che cosa finanziano le accise e perché influenzano in positivo o in negativo i prezzi di benzina, diesel e GPL.

Le accise, di cui si sta parlando molto in questo periodo a livello nazionale, furono introdotte per aiutare lo Stato a superare emergenze, periodi di crisi, guerre e calamità naturali. Con l’impennata del prezzo dei carburanti, a causa della guerra in Ucraina e dell’inflazione galoppante, le accise hanno un certo impatto sul portafoglio degli italiani.

Nel 2021 lo Stato ha ricavato quasi 24 miliardi di euro dalle accise sui carburanti e, secondo l’ultima analisi del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, le accise e l’IVA pesano per il 58,2% del prezzo della benzina e per il 51,1% del prezzo di gasolio e diesel. Scopriamo meglio come si compongono queste imposte particolari.

Che cosa finanziano le accise?

Il vantaggio principale per lo Stato è incassare in modo costante e immediato il gettito delle accise, che possono essere viste come un tributo sulla fabbricazione e sulla vendita di beni come carburanti (benzina, gasolio, GPL e gas metano), energia elettrica e tabacchi, alcolici, fiammiferi e oli lubrificanti. Va segnalato che, vista la natura di questi beni, la richiesta non è legata all’aumento delle accise ed è per questo che nel tempo i vari Governi ne hanno introdotte di nuove: sui carburanti tra il 1956 e il 1996 ne sono state attivate otto, mentre tra il 2004 e il 2014, in soli dieci anni, sono nate dieci nuove accise. Ecco l’elenco completo: 

  • Finanziamento della crisi di Suez (1956) – 0,00723 euro 
  • Ricostruzione post disastro del Vajont (1963) – 0,00516 euro 
  • Ricostruzione post alluvione di Firenze (1966) – 0,00516 euro 
  • Ricostruzione post terremoto del Belice (1968) – 0,00516 euro
  • Ricostruzione post terremoto del Friuli (1976) – 0,00511 euro 
  • Ricostruzione post terremoto dell’Irpinia (1980) – 0,0387 euro 
  • Finanziamento missione ONU in Libano (1982 - 1983) – 0,106 euro
  • Finanziamento missione ONU in Bosnia (1996) – 0,0114 euro
  • Rinnovo contratto autoferrotranvieri (2004) – 0,020 euro
  • Acquisto autobus ecologici (2005) – 0,005 euro
  • Ricostruzione post terremoto de L’Aquila (2009) – 0,0051 euro 
  • Finanziamento alla cultura (2011) – 0,0071
  • Finanziamento crisi migratoria libica (2011) - 0,040 euro
  • Ricostruzione per alluvione che ha colpito Toscana e Liguria (2011) – 0,0089 euro 
  • Finanziamento decreto “Salva Italia” (2011) – 0,082 euro
  • Finanziamento per ricostruzione post terremoto dell’Emilia (2012) – 0,024 euro 
  • Finanziamento del “Bonus gestori” (2014) – 0,005 euro
  • Finanziamento del “Decreto fare” (2014) – 0,0024

Perché ora la benzina costa meno del diesel

Per quasi un anno si è assistito a uno scenario nel quale il diesel costava più della benzina per diverse ragioni. La prima riguarda il taglio delle accise deciso dal governo Draghi fino al 31 dicembre 2022: il gasolio, per ogni litro, ha 11 centesimi di accise per litro in meno rispetto alla benzina, per cui se queste vengono eliminate per entrambi i carburanti, il prezzo del diesel risulta più alto. In secondo luogo, c’è una questione legata alla domanda in generale di questo bene: il gasolio serve anche per riscaldare gli edifici e per produrre energia, quindi in autunno e inverno c’è più richiesta di gasolio e di conseguenza un aumento del suo valore sul mercato. La guerra in Ucraina ha poi fatto la sua parte, perché le importazioni di gasolio dalla Russia valgono circa il 30% del fabbisogno europeo e le sanzioni occidentali hanno asciugato questo rubinetto.

In questi ultimi mesi, però, dal momento che sono state ristabilite le accise su entrambi i carburanti, i prezzi sono tornati nuovamente a invertirsi e la benzina è tornata ad essere più cara rispetto al diesel.

Discorso diverso per il GPL, che non ha subìto particolari aumenti dall’inizio della guerra in Ucraina in quanto svincolato dalle forniture di Mosca. Il GPL proviene soprattutto da Algeria, Francia, Libia, Egitto, Usa, Norvegia e diversi altri Paesi, una diversificazione di approvvigionamenti che aiuta a mantenere contenuti i prezzi al distributore.