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Come suggerito dall’Eurogruppo, il 23 aprile il Consiglio Europeo sulle misure straordinarie per il Coronavirus ha approvato l’introduzione di un nuovo strumento che sarà chiamato “Fondo europeo per la ripresa”, o "Recovery Fund". Il Fondo avrà l’obiettivo di fornire sostegno economico ai Paesi più colpiti dal Coronavirus, insieme alle altre misure approvate da Bruxelles. Un nuovo fondo per contrastare la crisi economica dovuta al COVID-19 «abbastanza grande da far fronte all’entità della crisi e rivolta ai settori e alle aree geografiche dell’Europa più colpiti», ha affermato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
Ora la Commissione europea dovrà delinearne i dettagli. Anzitutto, bisognerà stabilire l’ammontare complessivo del fondo. Quello che è certo è che verrà usato il bilancio pluriennale comunitario da approvare per il 2021-2027, come garanzia per una emissione comune di titoli tripla A, una sorta di eurobond temporanei.
La presidente della Commissione europea ha chiarito però che il Recovery Fund sarà almeno di 1.000 miliardi di euro e ha fatto capire che sarà necessario aumentare la quota che gli Stati danno per finanziare il budget comunitario. Al momento la quota versata da ogni Stato è poco sopra l’1% del PIL.
I soldi del fondo, poi, potrebbero essere ripartiti a seconda della contrazione del PIL e dell’aumento del tasso di disoccupazione dei singoli Paesi. Agli Stati più colpiti dovrebbero essere erogati stanziamenti maggiori.
Ma come verranno erogati questi fondi? Su questo la discussione è ancora accesa. Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia chiedono che il Recovery Fund si basi sui fondi del bilancio comunitario ed emetta delle obbligazioni fino a 1,5 trilioni di euro. La Commissione Ue poi dovrebbe dare questi soldi agli Stati membri tramite grant, ovvero delle sovvenzioni a fondo perduto che non saranno mai restituite, ma sulle quali si pagheranno gli interessi (il cosiddetto “debito perpetuo”). Invece Austria, Svezia, Finlandia e Paesi Bassi si oppongono e chiedono che il Recovery Fund emetta prestiti non a fondo perduto.
Altra questione riguarda i tempi. Se il Recovery Fund è legato all’approvazione del bilancio pluriennale, i fondi potrebbero non arrivare prima del prossimo anno. Invece gli aiuti servirebbero presto. Per questo i Paesi più colpiti, tra cui l’Italia, chiedono l’istituzione di una soluzione ponte per evitare che i soldi arrivino troppo tardi. Il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha chiesto un piano ambizioso basato su un più ricco bilancio comunitario che emetta anche dei recovery bond: «Non possiamo aspettare che le risorse siano mobilizzate dal prossimo gennaio».
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