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Investimenti

La Blue Bio Economy spiegata in 5 punti

Luglio 2021

Mari, fiumi e laghi sono una risorsa preziosa, da salvaguardare e valorizzare. Cos'è e quali sono le potenzialità dell'economia blu.

L'Europa ne ha fatto un tassello fondamentale della propria strategia. Nella Blue Bio Economy si intrecciano infatti grandi potenzialità e sviluppo sostenibile. Ecco che cos'è, a che punto è e quali sono le sue prospettive.

Che cos'è la Blue Bio Economy

La Blue Bio Economy è l'insieme delle attività economiche basate sull'uso sostenibile delle risorse acquatiche. Si tratta di un campo di applicazione vasto, perché – come spiega l'Eu Blue Economy Report 2021 – include sia le attività “basate” su mari, fiumi e laghi, sia quelle ad esse “correlate”. Solo per fare alcuni esempio: pesca e acquacoltura, energie rinnovabili, turismo costiero, trasporti marittimi, biotecnologie, movimentazione portuale, servizi digitali legati all'universo acquatico. 

Quanto vale l'economia blu

Secondo il rapporto dell'Ue, la Blue Bio Economy occupava nel 2018 (anno a cui si riferiscono i dati più recenti) quasi 4,5 milioni di persone nell'Unione europea, generando un valore di 176 miliardi di euro. Cifre notevoli, che però – secondo l'Eumofa (l'Osservatorio sul mercato europeo su pesca e acquacoltura) – includono attività legate all'economia blu ancora “piuttosto modeste”, specie se confrontate con potenzialità e ampiezza dei settori coinvolti.

I settori più ricchi della Blue Bio Economy

L'Ue ha registrato un'accelerazione nella crescita di tutti i settori legati alla Blue Bio Economy. In Europa, il comparto più ricco è al momento quello legato al turismo costiero, che tra il 2009 e il 2018 è cresciuto del 20%. Positivo anche l'andamento di trasporto marittimo (+12%) e attività portuali (+14,5%). Il settore che ha fatto il balzo più ampio è però quello delle “risorse viventi” (che include pesca e acquacoltura): nel 2018 ha generato 7,3 miliardi di profitti, il 43% in più rispetto al 2009. In alcuni comparti, sottolinea il rapporto Ue, il progresso si è arrestato a causa del COVID-19, soprattutto nel settore turistico.

I settori emergenti

La forza della Blue Bio Economy è soprattutto nelle sue potenzialità. Ecco perché, accanto ai settori consolidati ce ne sono altri emergenti, che giocheranno un ruolo chiave nel prossimo futuro. Uno degli esempi è la coltura delle alghe, che potrebbe rappresentare una risorsa per lo sviluppo di alternative alla plastica e (in campo alimentare) alle proteine animali. Si punta anche sulle rinnovabili, con sistemi capaci di produrre energia da maree, correnti e onde. L'Ue include nell'economia blu anche le applicazioni digitali e robotiche impiegate, tra le altre cose, nella gestione del traffico marittimo, nell'ispezione di infrastrutture e nella ricerca scientifica.

Ricerca e investimenti nell'economia blu

L'obiettivo della bio economia blu va oltre i numeri: punta a preservare e ripristinare la biodiversità. Un obiettivo (anche) finanziario, perché dalla ricchezza di mari, laghi e fiumi dipende la salute delle imprese, oltre che del pianeta. Per raggiungerlo, l'Ue esorta a compiere “un grande sforzo” condiviso tra istituzioni, enti di ricerca, imprese e società civile.  

 

Per affrontare la sfida servono investimenti, anche attraverso nuovi canali. La Blue Bio Economy è parte integrante del Green New Deal e convoglia una parte consistente dei fondi di Horizon 2020 (il programma europeo per sostenere la ricerca). Per la fase successiva (Horizon 2021-2027), almeno il 35% delle risorse sarà rivolta ad azioni legate alla transizione dell'industria marittima verso la neutralità climatica.

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Fonte infografica: Pictet AM Italia