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Il Patto di stabilità è uno dei pilastri su cui si regge la politica di bilancio dei Paesi europei. In questi giorni, la Commissione Ue ha deciso di sospenderlo. Una decisione senza precedenti.
Il Patto di stabilità e crescita (Stability and Growth Pact) è un accordo tra i Paesi membri dell'Unione europea. Richiede il rispetto di alcuni parametri di bilancio e ruota attorno a due cardini: il deficit pubblico (cioè la differenza tra entrate e uscite, comprese le spese per interessi) non deve superare il 3% del Pil; il debito pubblico non deve superare il 60% del Prodotto interno lordo. La maggior parte dei Paesi membri sono molto lontani da quest'ultimo parametro. Ecco perché il Patto di stabilità prevede, in alternativa, la necessità di dimostrare “un calo a un ritmo soddisfacente”. Significa che “il divario tra il livello del debito di un Paese e il riferimento del 60% deve essere ridotto di un ventesimo all'anno”, calcolato come media di un triennio.
Come spiega la Commissione europea, le norme del Patto di stabilità e crescita “mirano a evitare che le politiche di bilancio vadano in direzioni potenzialmente problematiche” e a “correggere disavanzi di bilancio o livelli del debito pubblico eccessivi”. In sostanza, l'idea di fondo è che gli squilibri interni e la mancanza di rigore di un singolo Stato possa mettere a rischio la tenuta sua e dell'Ue.
Il Patto di stabilità accoglie principi contenuti negli accordi che hanno strutturato l'Ue così com'è oggi, a partire dai trattati di Roma (l'intesa che ha istituito la Comunità europea), di Maastricht e di Lisbona. L'accordo vero e proprio e i suoi confini tecnici sono nati nel 1997, prima con una risoluzione e poi con due regolamenti (poi modificati nel 2005) del Consiglio europeo.
Nel caso in cui i limiti del Patto di stabilità non vengano rispettati, la Commissione Ue può far partire una procedura di infrazione. Un primo avvertimento “preventivo” viene inviato al Paese membro il cui deficit si avvicina al 3%. Allo sforamento del tetto, l'avviso si trasforma in una serie di raccomandazioni che mirano a far calare il rapporto deficit/Pil. Se le misure intraprese dallo Stato sotto esame vengono ritenute soddisfacenti, la procedura di infrazione viene sospesa in attesa di un rientro sotto il tetto del Patto. In caso contrario, il Paese rischia una sanzione.
Vista l'emergenza coronavirus, i Paesi europei hanno bisogno di spendere. Per la prima volta nella storia, la Commissione europea ha deciso di attivare la clausola di salvaguardia del Patto di stabilità. In sostanza, gli Stati sono autorizzati a elargire risorse senza il rischio di raccomandazioni correttive o sanzioni in caso di sforamento del rapporto deficit/Pil o di un debito pubblico oltre il 60% che tende a crescere.
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