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Educazione finanziaria

Coronabond: cosa sono e a cosa servono

Aprile 2020

Ecco perché l’idea di realizzare obbligazioni legate al debito pubblico comuni agli Stati membri ha diviso l’Europa.

Di “Eurobond” si è parlato per la prima volta tra il 2011 e il 2012 quando, a causa della crisi economica, si è affacciata l’idea di creare obbligazioni del debito pubblico dei Paesi dell’Eurozona, emesse da un’apposita Agenzia europea per il debito. L’ipotesi è però naufragata a fronte del secco “no” degli Stati del nord Europa, Germania in testa.

Oggi dalle ceneri di questo progetto riemerge il sogno dell’emissione di “Coronabond” per combattere insieme come Europa l’emergenza determinata dal COVID-19.

Cosa sono i Coronabond

L’idea è creare un meccanismo solidale di distribuzione dei debiti tra gli Stati europei, tale per cui, quando un Paese chiede in prestito liquidità per finanziare le proprie opere di intervento, il debito viene suddiviso tra tutti gli Stati membri, mediante la creazione di obbligazioni del debito pubblico dei Paesi stessi. Tuttavia la Germania, l’Olanda e gli altri Paesi del Nord Europa, storicamente virtuosi nella gestione dei propri bilanci, temono che attraverso un tale sistema finirebbero per accollarsi i debiti di quegli Stati che già prima del coronavirus versavano in condizioni di difficoltà, tra i quali l’Italia.

A cosa servono i Coronabond

Lo scopo dei Coronabond è quello di aiutare i Paesi che hanno una scarsa capacità di spesa, supportandoli nel finanziamento degli interventi legati all’emergenza (come le spese per ospedali, macchinari per la terapia intensiva, guanti, mascherine, ricerca) e di quelli che serviranno per far ripartire l’economia.

Tra i molti esperti favorevoli all’emissione dei Coronabond c’è anche il commissario UE all’economia Paolo Gentiloni, secondo il quale i bond dovrebbero essere emessi da istituzioni di mercato sfruttando il loro rating molto affidabile per garantire tassi bassi.

Non solo Coronabond: le opzioni in campo per far fronte all'emergenza coronavirus

Il commissario Gentiloni ha affermato che, idealmente, lo strumento più adatto per reagire all’emergenza sarebbe l’emissione di Coronabond attraverso il fondo salva Stati, ma al momento la strada non sembra praticabile.

In molti infatti premono per utilizzare il Meccanismo europeo di stabilità (MES), che sarebbe più semplice e soprattutto più rapido, poiché ha già risorse stanziate per 410 miliardi di euro. Il problema, però, è che il MES è utilizzabile dagli Stati in difficoltà a condizioni molto stringenti e incompatibili, secondo gli esperti, con l’attuale situazione di emergenza.

 

Per questo motivo il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiesto ai leader europei di istituire una sorta di task force, composta dai Presidenti di Consiglio UE, Commissione, Europarlamento, BCE ed Eurogruppo per determinare una strategia comune. A sostenere l’iniziativa è stato principalmente il Premier spagnolo Pedro Sanchez, ma un incoraggiamento arriva anche da Francia, Irlanda, Grecia, Portogallo e Lussemburgo. La speranza è che, mentre l’emergenza sanitaria dilagherà in tutto il mondo, in Europa si giunga a condividere una strategia vigorosa e coordinata, lasciando da parte ogni egoismo nazionale. La lezione del COVID-19 infatti è già chiara: solo lottando insieme riusciremo a rialzarci al più presto e a mantenere competitività nei mercati globali.